Stupro e rapina, catturato nel centro profughi

È un mauritano di 26 anni. Aveva aggredito un'avvocato mentre faceva jogging al parco

Stupro e rapina, catturato nel centro profughi

Milano Proprio ieri il sindaco di Milano Giuseppe Sala - intervenendo a un convegno in Vaticano sui rifugiati a cui partecipavano ben 80 sindaci - ha detto chiaramente che la questione dei profughi per alcuni «è un'occasione politica ghiotta da strumentalizzare». Per il primo cittadino in quota Pd «accogliere» invece «è un dovere».

Parole bellissime, ideali di altissimo profilo. In teoria. Purtroppo «sbranati» dalla cronaca, dai fatti reali di ogni giorno. Che raccontano di rifugiati, sfamati e accuditi in centri profughi, pronti anche a violentare una donna e a derubarla.

Ieri, ad esempio. I carabinieri della compagnia milanese di Porta Monforte, hanno arrestato un clandestino 26enne proveniente dalla Mauritania. Un uomo che in queste ore si trova già a San Vittore, fermato per rapina e violenza sessuale, in attesa della convalida.

Cosa ha a che fare questa vicenda con il bel discorso romano di Sala è presto detto. Il 13 ottobre scorso, infatti, l'africano ora in cella, ha aggredito un'avvocato di 59 anni mentre la professionista faceva jogging al parco della Martesana, un'area verde di Milano che si trova nel quartiere di Gorla, lungo il Naviglio Martesana.

La signora è stata palpeggiata dall'extracomunitario più volte. Quindi, davanti alla sua reazione decisa, l'uomo le ha arraffato il cellulare ed è scappato.

Sconvolta, a pezzi, la poveretta è corsa a casa e ha avvertito i carabinieri per sporgere denuncia contro quello sconosciuto, spiegando l'accaduto.

I militari hanno cominciato subito a svolgere degli accertamenti tecnici sul telefonino, l'unico elemento che li poteva far risalire al «loro» uomo. E proprio attraverso la tecnologia, i carabinieri della Porta Monforte, sono risaliti piano piano alle diverse mani in cui il telefonino dell'avvocato era passato, trovandolo infine tra quelle di un pakistano. Lo straniero ha spiegato di averlo comprato da un altro straniero; quest'ultimo a sua volta l'aveva avuto da un altro ancora e così via, fino a risalire al mauritano. Il quale, per non farsi rintracciare dalle forze dell'ordine, si era sbarazzato in fretta del cellulare, vendendolo a un altro disperato come lui che, a sua volta, aveva cercato di trarne un profitto e altri come lui.

Quando gli investigatori dell'Arma hanno individuato l'origine dei passaggi dell'oggetto, prima di accusare il mauritano, hanno consegnato alla sua vittima un album con alcune foto di sospetti e la donna lo ha riconosciuto immediatamente.

Così, puntando il dito sopra una fotografia, decisa ha esclamato: «È lui, è senz'altro questo l'uomo che mi ha messo le mani addosso e poi mi ha portato via il telefonino».

Il mauritano di 26 anni era appena stato rintracciato dai carabinieri in un centro profughi milanese, dove alloggiava regolarmente. Tanto, lo dice anche il sindaco Sala, che Milan g'ha el cor in man.

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