Spuntano tracce di Dna dai resti del pacco bomba che venerdì pomeriggio è stato fatto esplodere nel centro di Lione con un comando a distanza, provocando il ferimento lieve di 13 persone e facendo rimpiombare la Francia nell'incubo terrorismo. Un boato alla vigilia delle elezioni europee. Undici persone ancora ricoverate a cui i medici hanno estratto decine di schegge di metallo ma ancora nessuna rivendicazione.
Il responsabile del gesto, tuttora ricercato, era in bicicletta; sfuggito all'occhio delle telecamere di sorveglianza sulle sponde del Rodano dove si è dileguato in mountain bike. Nullo l'appello a testimoniare lanciato dalla polizia, che ha reso noto l'identikit. Bermuda beige, camicia scura, scarpe e zaino neri e la bomba in un sacchetto di carta kraft andato quasi completamente distrutto.
Difficile riconoscerlo dai video. Così si è tornati a indagare sulla scena dell'«attacco» - come lo ha definito il presidente Emmanuel Macron - dove oltre a tracce di Dna è stata individuata quella che agli inquirenti sembra la firma del terrorismo islamico: il Tatp, il perossido di acetone molto popolare tra i terroristi islamici.
I jihadisti vi hanno fatto ricorso soprattutto negli attacchi a Parigi e Saint-Denis nel 2015, in quelli di Bruxelles nel 2016, a Manchester e in Catalogna nel 2017. In una conferenza stampa ieri a Lione, il procuratore antiterrorismo di Parigi Rémy Heitz, responsabile del dossier, ha dettagliato gli elementi trovati dalla polizia tecnica e scientifica. Dal pavimento sono emerse anche viti da 2 cm, sfere di metallo, resti di circuiti elettrici, pezzi di plastica bianca e 7 batterie di tipo LR6. Isolato anche un dispositivo di comando da remoto, probabilmente azionato dallo stesso uomo in bici. «Ha tentato una strage» secondo gli inquirenti.
Ma chi è l'uomo «col capo nascosto sotto un berretto kaki e occhiali da sole», tra i 30 e i 35 anni, che ha lasciato l'ordigno davanti alla boulangerie nella zona pedonale più frequentata della città? Si è fermato solo un istante davanti al Brioche Dorée nel cuore del capoluogo dell'Alvenia-Rodano-Alpi. Il pacco bomba pieno di chiodi e bulloni è esploso un minuto dopo. Precisamente alle 17.28 e 39 secondi di venerdì. Si era già allontanato. Una fuga in bici seguita dalle telecamere di sorveglianza per centinaia di metri, poi l'hanno perso. La polizia ha comunque diffuso su Twitter nuove fotografie del sospettato. Sul campo, 90 investigatori, 30 tecnici della polizia tecnica e scientifica e una ventina di ispettori. Si spera nell'identificazione tramite Dna, ma nessuno si esprime sulla certezza che sia del sospetto. il procuratore parla di «tentato omicidio e associazione a delinquere con finalità terroristica».
L'unica certezza è che l'ordigno, di bassa potenza ma ipoteticamente letale,
conteneva un innesco. Pacchi bomba simili sono stati utilizzati in passato anche da attivisti di estrema destra. La «ricetta» è ampiamente distribuita su Internet con tanto di esercitazioni a cui chiunque può avere accesso.
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