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È Supermario il jolly di Mattarella

È stimato da tutti. E i rapporti con il Quirinale sono continui

È Supermario il jolly di Mattarella

Roma Supermario è tornato. È bastato un suo articolo sul Financial Times per riabbassare lo spread. Ed è stato sufficiente che il suo nome girasse come futuro premier di un governo di rinascita nazionale, un peso massimo tra i pesi mosca, per mandare il tilt Giuseppe Conte. Berlusconi, Renzi, Salvini, ampi settori del Pd: qualcuno lo cita, qualcuno lo evoca, qualcun altro, come i Cinque Stelle, lo teme e si prepara a sbarrargli la strada. Sergio Mattarella, forse, se lo tiene buono come carta di emergenza. Ma lui vuole davvero buttarsi in politica? È disposto a guidare il Paese dovendo fare i conti con un Parlamento così litigioso, balcanizzato? La risposta, da parte di chi gli è vicino, è un secco no.

Eppure. Di Mario Draghi salvatore della Patria se ne parla da tempo, e ancora di più da quando a fine ottobre ha lasciato l'Eurotower di Francoforte. Da parte sua mesi di silenzio, di profilo basso. E adesso, proprio mentre a Roma il Palazzo ricominciava a tirarlo in ballo, ecco la scelta di rompere il riserbo, l'intervento su Ft, con l'invito agli Stati a spendere. «Serve un'immediata iniezione di liquidità, occorre fare debito pubblico per proteggere la gente dalla perdita del lavoro». L'ex presidente della Bce, spiega chi lo conosce bene, parlava all'Europa, perché rompa gli indugi e abbandoni la linea di un rigorismo anacronistico, e non per l'Italia. Però l'argomento e la coincidenza temporale hanno riacceso gli animi e riaperto speranze.

Altra domanda. Esiste una rete di Draghi? Anche qui, la risposta è negativa: piace a quasi tutti ma lui non frequenta ne incoraggia nessuno. Certo, in teoria il suo è il profilo perfetto per Palazzo Chigi. Cattolico, romano, compagno di scuola di Montezemolo e De Gennaro, allievo di Federico Caffè. Successore di Guido Carli alla Banca d'Italia e collaboratore di Carlo Azeglio Ciampi. Professore, economista di altissimo livello, caratura internazionale, assolutamente bipartisan: chi meglio di lui potrebbe governare l'Italia con un esecutivo di salute pubblica? È stato uno dei cinque uomini più influenti del mondo, uno dei pochi ascoltati da Frau Merkel, ora non può essere interessato a una carriera politica personale italiana. I rapporti con Mattarella sono eccellenti. Il capo dello Stato lo continua a consultare anche ora che ha lasciato la Banca centrale europea: a dicembre gli ha chiesto di accompagnarlo a Torino alla cerimonia dei 55 anni del Serming, i giovani missionari. Probabilmente lo considera un ottimo successore al Quirinale.

Giancarlo Giorgetti, numero due della Lega, lo corteggia da mesi. Adesso anche Salvini lo vorrebbe al governo, o quanto meno lo usa per sbarazzarsi di Conte. L'appoggio di Silvio Berlusconi è stato più volte dichiarato mentre i Fdi, all'inizio freddi, sembrano favorevoli. «Lo stimiamo - dice Fabio Rampelli - e ne riconosciamo lo spessore. Collaboreremmo con lui per la ricostruzione». Sull'altro fronte Matteo Renzi fa sue le parole di Draghi: «Ha indicato la strada, serve liquidità». Più prudente il Pd. I grillini invece già alzano le barricate. «Conte non si tocca».

Scaramucce che non sfiorano Supermario, lui vola più alto.

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