Svelata la truffa degli iPhone. Class action contro Apple

La casa di Cupertino ammette: sulle vecchie versioni sistema operativo rallentato per agevolare la batteria

Svelata la truffa degli iPhone. Class action contro Apple

Roma - Per una volta i «complottisti» avevano ragione: Apple frena intenzionalmente i vecchi modelli di iPhone. Che il piccolo gioiello tecnologico che ci ha cambiato la vita accusi un invecchiamento piuttosto precoce se n'era certamente accorto chiunque abbia in tasca un esemplare dello smartphone non proprio aggiornatissimo. Tanto che in Rete si era già sparso il sospetto che la casa di Cupertino applicasse segretamente un «invecchiamento programmato», un trucco informatico per costringere il consumatore a comprare il modello più aggiornato. Finora però, si era sempre pensato che fosse una leggenda alimentata dal diffuso sospetto verso le multinazionali. Qualche giorno fa però una società americana di smanettoni che si occupa di testare la velocità delle tecnologie informatiche, la Geekbench, ha scoperto che c'è davvero un baco segreto nella «Mela morsicata»: un meccanismo contenuto nel software che fa funzionare i cellulari che provoca in certi momenti il rallentamento delle operazioni.

Il gigante creato da Steve Jobs alla fine ha dovuto ammettere che a partire da un certo aggiornamento del sistema operativo in poi (a partire dalla versione 10.21) ha effettivamente inserito il meccanismo tira-redini. Ma ha anche spiegato che c'è un valido motivo tecnico: nei vecchi modelli con la batteria in cattivo stato e un po' scarica, e soprattutto in giornate particolarmente fredde, il telefono potrebbe spegnersi all'improvviso pur avendo ancora energia nella batteria. E in effetti è un fenomeno che molti hanno notato: l'indicatore della batteria sull'iPhone segna magari un 30% di carica ma l'apparecchio all'improvviso si spegne. Aspettando un po' si riaccende, ma se uno stava usando le mappe per orientarsi o magari leggendo una mail o un messaggio importante, è una bella seccatura. L'algoritmo introdotto da Apple previene il problema rallentando l'operazione in corso che richiede tanta energia e permettendo all'apparecchio di eseguirla un po' per volta. Uno stratagemma che, in teoria, permette all'apparecchio di vivere un po' più a lungo, ma in realtà provoca nell'utente una gran frustrazione.

Nonostante la motivazione tecnica possa essere valida, la vasta comunità degli utenti dell'iPhone è percorsa da un fremito di rabbia senza confini. E se in Italia per ora la protesta è guidata dal Codacons che ha presentato un esposto, negli Stati Uniti sono già state lanciate tre minacciose class action contro la più ricca azienda tecnologica del mondo. I capofila delle class action lamentano soprattutto la scarsa trasparenza: Apple non ha rivelato di aver manipolato gli apparecchi senza consenso dei proprietari finché non è stata colta in flagrante.

Tra le contestazioni c'è appunto la violazione della proprietà privata e, cosa ancora più pericolosa se dimostrata dal punto di vista legale, una violazione del contratto. Tra l'altro, pur accettando la buona fede della spiegazione data dalla casa di Cupertino, c'è chi osserva che in ogni caso la compagnia, tacendo la cosa, ha evitato di dare ai clienti un'informazione utile, che avrebbe potuto dissuaderli dal comprare nuovi apparecchi: «Apple - sostiene una delle memorie a sostegno delle class action - sapeva che la sostituzione delle batterie avrebbe migliorato le performance degli apparecchi dei querelanti».

Invece di agire «nell'ombra», la compagnia avrebbe potuto avvisare i suoi clienti che avrebbero potuto decidere di cambiare la batteria anziché comprare un modello nuovo. L'operazione però non è facilissima. E forse non è un caso.

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