Tajani: colpiti dagli attacchi interni. Carfagna chiede spazi per i dirigenti

Il vice azzurro: "Chi già ci guarda da fuori non ci mancherà". Bernini: "Il successo di Silvio non nasconda la sconfitta di Fi"

Tajani: colpiti dagli attacchi interni. Carfagna chiede spazi per i dirigenti

Roma - «C'è soddisfazione per aver riportato Silvio Berlusconi in Europa, ma le percentuali sono inferiori alle aspettative. Forza Italia deve fare punto e a capo».

Nelle ore immediatamente successive alla conclusione dello spoglio, Forza Italia festeggia il successo del presidente del partito. Ma la richiesta di aprire una fase di confronto interno per definire una nuova governance viene rilanciata da tanti dirigenti. «Il partito non può più essere gestito da uno staff» attacca Mara Carfagna, «ha bisogno invece di una nuova struttura politica in grado di prendere decisioni e di valorizzare le energie e le competenze formatesi in questi anni e dalle quali non è più possibile prescindere. Sui territori e in Parlamento esiste una classe dirigente che non ha nulla da invidiare a nessuno, va valorizzata e messa alla prova. Persino le liste per le Europee sono passate in ufficio di presidenza soltanto per una formale ratifica. Così non può funzionare, a meno che non si voglia calpestare la storia di Forza Italia».

Antonio Tajani, parlando con il Corriere della Sera, rivendica il lavoro fatto in queste settimane. «Abbiamo fatto molto, viste le condizioni in cui si è tenuta la campagna elettorale: gli attacchi continui, l'assenza per malattia di Berlusconi lontano in un momento topico, e qualche colpo basso di chi probabilmente sta guardando già fuori, e che non ci mancherà se deciderà di andarsene». Le voci che chiedono un cambio di passo sono, però, molte. «Sono necessari realismo e franchezza per correggere ora ciò che non va in Forza Italia» dice Maurizio Gasparri. «Con onestà intellettuale, perché chi ha avuto fiducia e incarichi dal leader eviti gesti autolesionistici, sparando su un quartier generale di cui ha fatto o fa parte». Un invito alla discussione arriva anche da Anna Maria Bernini. «Il successo personale di Berlusconi non può né deve fare velo alla sconfitta di Forza Italia, che c'è, è pesante e deve indurre tutto il gruppo dirigente a una riflessione, a una profonda autocritica e ai passi conseguenti e necessari, prima di tutto per rispetto dei nostri elettori. Siamo tutti in discussione tranne Berlusconi». E se Giovanni Toti chiede una grande Costituente e le primarie per tornare attrattivi «perché le liste civiche hanno abbandonato Fi e non torneranno se quella casa non cambierà», Galeazzo Bignami invita a «rivoltare questo movimento come un calzino, puntando su chi vale, non sulle rendite di posizione feudali. Siamo l'unico partito del centrodestra che perde, l'unico partito di opposizione che perde. Cosa altro deve accadere per cambiare?». Alessandro Cattaneo, infine, registra l'ottimo dato di Pavia ma fa notare che «c'è chi continua a negare l'evidenza del deludente risultato, non assumendosi responsabilità di alcun tipo. Serve subito un'azione di rinnovamento, congressi aperti e riflessioni serie.

Non accetteremo lezioni da chi si propone come nuovo leader pur avendo fatto campagna per la Lega e FdI, dopo aver ottenuto molto dal nostro partito. Con tanti amministratori, parlamentari, militanti e giovani assumeremo presto delle iniziative».

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