Tangenti per le lotterie in Congo Arrestato il leader di Federacciai

L'ad di Duferco Gozzi è stato fermato in procura a Bruxelles. Si era presentato ai pm per chiarire ma è stato ammanettato. La protesta dell'avvocato: «Trattato da delinquente»

«G li hanno messo le manette come a un delinquente», racconta crudamente il suo difensore, che lo ha accompagnato fin dentro la tana del leone senza rendersi conto del guaio che lo aspettava lì dentro. Perché Antonio Gozzi, «il Professore», come lo chiamano tutti, dirigente del colosso dell'acciaio Duferco e presidente di Federacciai, la potente associazione di categoria, era convinto di poter dare serenamente al pubblico ministero di Bruxelles le sue spiegazioni sull'affare che da mesi lambisce Duferco: l'indagine sulle tangenti che la compagnia avrebbe smistato in Congo per oliare il suo ingresso in nuovo business, il gioco d'azzardo pubblico. Come le lotterie di Stato in un paese del terzo mondo potessero solleticare l'interesse di un gigante come Duferco, che nel 2013 ha venduto acciaio per più di sette miliardi di dollari, spostando qua e là per il pianeta 23 milioni di tonnellate di metallo, è uno dei misteri di questa storia. L'altro, a dire il vero, è come sia stato possibile che Gozzi lasciasse la sicurezza della sua casa svizzera per andare a Bruxelles nelle grinfie dei giudici, visto che le notizie sul suo conto riempivano da settimane le cronache dei giornali belgi, e dunque il rischio era preventivabile.

Ed ecco il patatrac: interrogatorio, e poi subito le manette sia per Gozzi che per il suo collega Massimo Croci. Fino a ieri sera, il Professore era ancora chiuso in una stanza di sicurezza all'interno del Palais de justice , dove i portavoce della Procura facevano sapere che l'arresto è scattato per il pericolo di inquinamento delle prove e che il giudice ha ora cinque giorni di tempo per convalidare il fermo. Appare dunque difficile che si possa avverare l'auspicio dei calciatori della Virtus Entella, la squadra ligure di serie B di cui Gozzi è azionista e presidente, che gli mandano la loro solidarietà, e gli fanno sapere: «Aspettiamo il Pres per la partita di sabato Entella-Catania».

La passione per il pallone e per i suoi ragazzi in casacca bianco-celeste è, d'altronde, solo uno dei tratti distintivi di Gozzi. Sessantuno anni, genovese doc, ha avuto in passato un'altra grande passione: la politica, che lo portò - sull'onda di un solido legame col sindaco di Genova Fulvio Cerofolini - fino alla segreteria regionale del Partito socialista. Poi la strada di Gozzi, già allora uno dei più brillanti giovani docenti di Economia del capoluogo ligure, prese un'altra direzione. Entrato per legami di famiglia nella Duferco, si è appassionato al punto di diventarne il Chief executive officer per tutte le attività industriali europee. Mentre la crisi dell'acciaio seminava disastri tra le aziende medio piccole, Duferco rastrellava manager, clienti, mercati. E Gozzi si faceva strada nel sindacalismo di categoria, fino a diventare il vero portavoce della lobby italiana dell'acciaio: al punto da esporsi pubblicamente in difesa dei Riva dell'Ilva, con dichiarazioni che ieri gli vengono spietatamente rinfacciate dai grillini. Mentre Federacciai esprime senza tentennamenti «piena solidarietà e fiducia» al suo presidente.

L'inchiesta che l'ha portato agli arresti ha più di un punto oscuro, a partire dalla competenza della magistratura belga a condurla. Tutto nasce dalla scomparsa in Congo di un manager della Duferco nel 2014, Stephan De Witte: lavorando sulla sparizione la procura di Bruxelles arriva a un altro uomo di Duferco, il sindaco di Waterloo Serge Kubla, che viene arrestato con l'accusa di avere oliato con 20mila euro, pagati alla moglie del premier del Congo, Adolphe Muzito, la concessione delle lotterie. Ieri Duferco, che è controllata al 51 per cento dai cinesi, spiega che in effetti Gozzi si diede da fare, ma solo per soddisfare le richieste di imprecisati «azionisti di minoranza» del gruppo, e che comunque l'operazione naufragò.

Ma secondo il quotidiano Le Soir , Kubla agiva in Congo attraverso una società locale chiamata Sej, Société d'exploitation des jeux , controllata dalla Succesfull Expectations lussemburghese: controllata a sua volta da azionisti con sede nelle Isole Vergini britanniche. I quali, secondo la Procura, non sarebbero altri che Gozzi e Croci.

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