Test salva-vita, esito lampo. Tampone da ripetere più volte

«Cotton fioc» strofinato sulla faringe, poi doppio esame Tre laboratori attivi ininterrottamente in Lombardia

Test salva-vita, esito lampo. Tampone da ripetere più volte

Il test per capire se un paziente è malato di Coronavirus o no è molto rapido, il risultato arriva in poche ore. E questo è un punto a vantaggio nostro. Ma come funziona esattamente il tampone faringeo che, al momento, sembra la nostra unica arma di difesa per contenere il contagio? Innanzitutto l'esame viene effettuato con una sorta di cotton fioc strofinato sulla faringe perché è qui che solitamente si annidano i microrganismi responsabili di infezioni e infiammazioni. E va ripetuto più di una volta. In caso di un primo test positivo, ne va effettuato un secondo. Tuttavia, non è escluso che in caso di epidemia o di focolai di dimensioni significative, i test vengano resi più rapidi per favorire un monitoraggio della situazione in tempi più stretti.

Il campione ottenuto dal tampone viene inviato nei laboratori di microbiologia per le analisi. E qui viene mescolato a un reagente programmato per agganciarsi al virus. In seguito, il test richiede l'utilizzo di una macchina (delle dimensioni di una stufetta elettrica), nella quale viene inserito il campione per sottoporlo a un metodo noto come «reazione a catena della polimerasi». I risultati arrivano in qualche ora.

In Lombardia, cuore del focolaio, ci sono tre laboratori al lavoro per analizzare i tamponi: il dipartimento di scienze biomediche dell'Università di Milano, il centro di virologia molecolare dell'ospedale San Matteo di Pavia e l'unità operativa di microbiologia e diagnostica delle Bioemergenze dell'ospedale Sacco. In Veneto opera il laboratorio di Virologia dell'università degli studi di Padova. Tuttavia in questi giorni il personale medico e infermieristico degli ospedali è stato istruito, passo per passo, su cosa fare con i pazienti sospetti ancor prima di richiedere il tampone faringeo. Il Ministero della salute ha emesso una nuova circolare per la gestione dei casi nelle strutture sanitarie. Misure che eviteranno confusione e aiuteranno a gestire il disordine di queste ore. Infatti, pur sapendo che dovrebbero chiamare il 112 e non presentarsi in pronto soccorso, le persone con sintomi sospetti si mettono in coda nelle sale di attesa. Al personale dell'ospedale viene quindi esplicitamente chiesto di allontanarle dagli altri pazienti e procedere con la cartella clinica e la visita in un luogo dedicato. Per evitare altri casi di contagio tra i medici, il Ministero ribadisce che, come primo passo, il personale deve indossare mascherina, guanti, occhialini e camice monouso. Dopo di che può procedere con le domande (per capire se il paziente è tornato dalla Cina o ha avuto contatti con persone appena rientrate) e con la visita.

Ogni caso sospetto va subito segnalato all'unità operativa di malattie infettive del dipartimento di emergenza di riferimento e isolato. Per i pazienti negativi ai test ma che hanno avuto contatti stretti con persone affette da Coronavirus deve essere predisposta l'assistenza domiciliare. Chi invece è positivo ma asintomatico deve restare in quarantena a casa sua con sorveglianza attiva per 14 giorni. Il Ministero indica anche quanti medici, infermieri e addetti alle pulizie devono assistere i pazienti: se si tratta di un caso sospetto bastano 3-6 persone.

Se è un paziente confermato ma lieve, il personale sale a 14-15. Se invece il caso è confermato e grave allora servono tra le 15 e le 24 persone. Impresa veramente ardua, soprattutto in ospedali che già nella normalità fanno i conti con turni prolungati.

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