Torna l'Italietta dei governi lampo

Torna l'Italietta dei governi lampo

Il più anziano è Arnaldo Forlani (93 anni), il più giovane Matteo Renzi (44). Benvenuti a un club molto affollato che forse nessuna democrazia occidentale può eguagliare, quello degli ex capi di governo. In Italia sono ben 12 i membri viventi del circolo di Palazzo Chigi, lunga esistenza a tutti. Ma qualcosa non funziona se la galleria dei past president si è arricchita di cinque elementi in neppure otto anni.

Le dimissioni tragicomiche di Giuseppe Conte ci hanno riconsegnato l'Italietta ingovernabile del passato, caratterizzata da un'indegna porta girevole di presidenti del Consiglio e di plotoni ministeriali. Alla faccia del «governo del cambiamento», nel senso che le cose sono cambiate in peggio. Il gabinetto Conte-Salvini-Di Maio, pur blindato da un pomposo contratto sciolto tra gli sberleffi con una diretta Facebook, è durato appena 445 giorni, nella perfetta media aritmetica prodotta da 65 governi in 73 anni di vita repubblicana.

A cavallo tra gli anni Novanta e Duemila il bipolarismo perfetto ci aveva illuso tra democratiche alternanze di potere ed esecutivi di lunga durata, a partire dai 3.339 giorni trascorsi da Berlusconi a Palazzo Chigi grazie a un paio di esecutivi particolarmente longevi.

Altri tempi, altre leggi elettorali. Ma intanto dal 2011, in coincidenza con l'uscita di scena del centrodestra, siamo ritornati alle antiche abitudini dei governi lampo, creati all'insegna dell'«obslolescenza programmata» per evitare che sopravvivano più del previsto. Così chi è troppo forte deve fermarsi ai box e chi perde resta sempre in gioco, non si sa mai in un Paese dove tutti tengono famiglia.

Oggi è il professor Conte ad essere accompagnato alla porta dai commessi in livrea. Se non dovesse farcela a tornare in sella, si occuperà di noi cittadini il prossimo premier, l'inquilino numero 30. E in ogni caso l'Italia sarà comandata da un gabinetto «nuovo», il settimo in otto anni.

All'epoca dei governi a guida Dc gli statisti mondiali si ritrovavano un interlocutore italiano sempre diverso a ogni summit annuale. Eravamo una barzelletta e purtroppo stiamo ritornando a fornire spunti umoristici alle varie cancellerie. Per carità, anche la stabilissima Gran Bretagna ha trasformato Downing Street in una girandola con tre premier in tre anni, cose mai viste nella culla della democrazia. Ma loro almeno hanno avuto la Brexit, noi un governo strampalato autoalimentatosi sui social tra i selfie di Salvini e le pulsioni giustizialiste del popolo grillino.

Siamo tornati ai premier meteora, alle grigie figure incaricate di farsi notare il meno possibile, filone iniziato con Monti e proseguito con Letta, Gentiloni e Conte. Una leggenda veicolata nei film di Hollywood sosteneva che l'aspettativa di vita di un soldato americano paracadutato in Vietnam non superava i dieci minuti.

Quella di un governo italiano ormai si è ridotta a 385 giorni. Ogni anno un altro presidente del Consiglio e venti nuovi ministri, l'unica fabbrica che la politica italiana ha riportato ai grandi fasti del boom economico.

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