Traghetto sotto sequestro. Inchiesta di tre procure. Ipotesi: naufragio colposo

L'incendio a bordo è stato domato dopo 37 ore di terrore Indagati armatore e comandante. Interrogati i superstiti

Brindisi - La nave ha continuato a bruciare e il fumo nero si è confuso nel buio della notte, squarciato in un fazzoletto di mare dai riflettori dei soccorritori che hanno continuato a strappare uomini e donne e bambini a quella trappola di fuoco. Sono tre le procure pugliesi che indagano sul naufragio del Norman Atlantic, il traghetto partito dal porto greco di Igoumenitsa con 478 persone a bordo e diretto ad Ancona. , Bari, Brindisi e Lecce. E la nave è stata posta sotto sequestro in attesa che la magistratura albanese e quella italiana decidano in quale porto debba essere rimorchiata. Bisognerà attendere i primi accertamenti tecnici e gli esiti dei primi interrogatori per definire quale delle procure prenderà in carico l'inchiesta e il quadro preciso delle ipotesi di reato. Come atto dovuto sono stati indagati l'armatore Carlo Visentini e il comandante Argilio Giacomazzi. Il primo si è da subito dichiarato a disposizione delle autorità, mentre il secondo, come ha sottolineato l'ammiraglio De Giorgi «ha svolto con grandissima dignità e competenza il suo lavoro». Al centro degli accertamenti, ci sarà l'individuazione della causa dell'incendio, le modalità della gestione dell'emergenza a bordo, e, soprattutto la regolarità e adeguatezza delle dotazioni di sicurezza della nave. L'ipotesi è naufragio e omicidio e lesioni colpose.

Le operazioni di soccorso sono andate avanti per ore, scandite dal rombo degli elicotteri e delle motovedette di Marina e Aeronautica militare. Ma anche dalle urla e dalle invocazioni di aiuto della gente. Ieri mattina i primi 49 naufraghi sono stati accompagnati nel porto di Bari con uno dei mercantili giunti nella zona del disastro per tentare di arginare le onde che schiaffeggiavano la motonave. Molti sono già stati interrogati. La prima a scendere è stata una donna incinta, poi un uomo con buste di plastica attorno alle scarpe bruciate: sono stati ricoverati al Policlinico, lei è in buone condizioni, lui ha riportato ustioni sul venti per cento del corpo. Subito dopo sulla scaletta sono spuntati gli altri: il passo incerto, i vestiti bagnati, i plaid grigi sulle spalle, i bambini avvolti nelle coperte speciali utilizzate per trattenere il calore.

Intanto, mentre parte dei naufraghi sbarcava a Bari mettendosi definitivamente alle spalle una notte di terrore, altri venivano strappati dal traghetto che continuava a vomitare fumo. Gli elicotteri della Marina e dell'Aeronautica e un Atr 42 della Capitaneria di porto hanno alimentato il ponte aereo per trasferire i passeggeri sui mercantili confluiti nella zona e sulla nave San Giorgio, spostata subito in quel fazzoletto di mare in fiamme e utilizzata come base di appoggio. I militari non si sono fermati mai: per ore hanno continuato a calare il verricello con il cesto che ondeggiava paurosamente sotto le bordate di una gelida tramontana.

É calato il buio, le condizioni del mare si sono fatte proibitive, ma i soccorsi sono andati avanti. L'incendio è stato definitivamente spento dopo 37 ore di terrore.

E solo allora il comandante della Norman Atlantic, Argilio Giacomazzi, ha abbandonato per ultimo la nave e ha telefonato a casa, alla Spezia. «Sto bene, state tranquilli, è finito tutto», ha detto a moglie e figlia che oggi saranno a Brindisi. La ragazza, quando ha sentito la voce del padre, è scoppiata a piangere.

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