Coronavirus

"Troppi medici morti: 77. Eppure già a gennaio sapevamo come proteggerli"

La Fnomceo denuncia le falle nella prevenzione E riceve da Borrelli 620mila mascherine (sbagliate)

"Troppi medici morti: 77. Eppure già a gennaio  sapevamo come proteggerli"

Il numero di medici uccisi dal virus sale a 77, gli operatori sanitari contagiati sono oltre 10mila. E d'accordo che in queste settimane non c'è stato il tempo di fare polemiche, talmente tanto era (ed è) il lavoro. Ma una considerazione va fatta: quelle morti si potevano evitare. Ne sono sempre più consapevoli i rappresentanti della categoria, che oltre al dolore, stanno maturando una forte rabbia. «C'è molto da riflettere sulla capacità di azione a livello di ufficio Prevenzione nazionale e quindi dell'Istituto superiore di sanità - spiega Giovanni Leoni, vice presidente Fnomceo, federazione nazionale degli Ordini dei medici - Ora siamo in piena emergenza e pensiamo a quella, ma va fatta una riflessione su quanti morti avremmo potuto evitare».

Come? Secondo i medici, avevamo tutti gli strumenti per prepararci all'epidemia ben prima del 20 febbraio, giorno in cui a Codogno è stato registrato il primo caso. C'era innanzitutto il protocollo Sars 2002-2003, che già prevedeva tutte le misure necessarie ad affrontare l'emergenza, ma «evidentemente è stato dimenticato in qualche cassetto».

E poi c'era il protocollo cinese che indicava persino che tipo di mascherine usare. «Invece - accusa Leoni - l'Oms e l'Iss per quasi due mesi hanno consigliato le mascherine chirurgiche per tutti, tranne che per gli operatori sanitari delle terapie intensive e delle rianimazioni. Solo in corso d'opera hanno richiesto l'uso estensivo delle mascherine ad alto filtraggio».

L'ultima beffa risale a martedì: finalmente nelle sedi regionali degli ordini dei medici di tutta Italia sono arrivati gli scatoloni pieni di mascherine, ben 620mila pezzi. Purtroppo vanno bene giusto per tinteggiare casa, altrimenti sono del tutto inutili. «Ora - spiegano i medici - non sappiamo cosa farne, se rispedirle al mittente, cioè alla Protezione civile, come ordine sbagliato o cosa. Ci arriveranno mai quelle giuste? Di fatto restiamo ancora senza protezioni, del tutto disarmati a combattere questa guerra».

Il grosso rammarico è che se le istituzioni avessero ascoltato da subito i virologi, i numeri di questa strage sarebbero stati molto più bassi. «Invece, quando gli uomini di scienza cercavano di far capire la portata del pericolo, venivano considerati delle Cassandre - sostiene Leoni - La politica ha preferito dare prima ascolto alle lobby economiche anziché agli scienziati. Le mascherine andavano chieste alle nostre imprese a fine gennaio e non a marzo. Per far capire cosa intendo, faccio un esempio: se io curo un paziente che ha in corso un'emorragia, mi devo preparare al peggio anche se i suoi valori in quel preciso momento non sono poi così drammatici. Devo avere comunque da parte delle sacche di sangue da usare in caso di emergenza. Insomma, dovevamo premunirci molto molto prima». Invece a fine gennaio le imprese che producono mascherine continuavano ancora ad accettare gli ordini dalla Cina e ad esportare perché nessuno, dal Governo, si era fatto vivo.

Per oltre un mese i medici sono andati a fare visite ai pazienti a casa arrangiandosi come hanno potuto. E hanno avuto contatti ravvicinati con i positivi inevitabili. «La diagnosi senza tampone richiede tempo e vicinanza - spiegano loro - bisogna auscultare, toccare il paziente». E farlo a mani nude o con mascherine improvvisate, si sa già che effetti sta causando.

Soprattutto considerando che i pazienti da seguire a casa (non solo per telefono) sono almeno 50mila persone.

Commenti