Cronache

Da Tutankhamon fino a Fausto Coppi. Così il "paludismo" ha segnato la storia

Il morbo ci accompagna da 50mila anni. Anche Dante tra le vittime illustri

Da Tutankhamon fino a Fausto Coppi. Così il "paludismo" ha segnato la storia

Sono tante le malattie che hanno funestato la storia dell'uomo. Ma tra le peggiori c'è lei, la malaria. Questa parassitosi provocata da 4 tipi di plasmodi è entrata nella nostra storia molti millenni fa. Secondo alcuni studi scientifici la malattia, che colpisce anche gli scimpanzé ci terrebbe compagnia da almeno 50mila anni. Qualche saggio sostiene che l'origine del plasmodio più pericoloso, il Falciparum, andrebbe ricercato nei gorilla. Lì le zanzare lo avrebbero «pescato» trasmettendolo all'uomo.

Ma a rendere la malattia devastante è stata la prima grande rivoluzione dell'economia umana. Il passaggio da caccia e raccolta all'agricoltura, attorno ai 10mila anni avanti Cristo. Gruppi umani sempre più ampi stanziati proprio vicino a fiumi e laghi. Dove abbondava l'acqua ma anche la zanzara anofele che del plasmodio è il vettore. Ne abbiamo ampie prove archeologiche. Nello studio compiuto tra il 2008 e il 2010 su 16 mummie, compresa quella di Tutankhamon, risultò evidente da analisi sul Dna che il Faraone e molti dei suoi parenti erano stati colpiti dal morbo. È la prova archeologica più antica disponibile. Per altro confermata, indirettamente, dallo storico greco Erodoto (484 a.C.- 430 a.C.) che raccontava, nelle Storie, come nel Basso Egitto tutti dormissero con le zanzariere.

Col senno del poi il collegamento della diffusione del morbo con la presenza della zanzara può sembrare evidente. Ma per gli antichi non lo era affatto (come a lungo non lo fu quello tra le pulci, i topi e la peste). Il primo quadro clinico della Malaria venne tracciato da Ippocrate, nel V secolo. Ippocrate intuì la relazione con gli ambienti palustri (la malaria è chiamata anche paludismo). Si mosse sulla sua scia il medico greco-romano Galeno (121-201 d.C). Delle paludi vennero messi sotto accusa soprattutto i miasmi provenienti dai materiali putridi. E da qui il termine Mal-aria, aria cattiva, che iniziò a diffondersi nelle città medievali italiane e che poi si è imposto anche in altre lingue.

Perché se la malattia era endemica anche nell'Impero romano dopo la caduta del medesimo, e l'inselvatichimento di molte zone della penisola, il morbo iniziò a colpire più pesantemente. Il medioevo ce ne fornisce anche testimonianze letteraria. Basti pensare a una poesia di Jacopone da Todi (1236-1306) O Signor, per cortesia. Il poeta ansioso di penitenza così iniziava la sua lauda: «O Signor, per cortesia, manname la malsanìa! A mme la freve quartana, la contina e la terzana, la doppla cotidïana...». La febbre quartana, che viene ogni 4 giorni, e la terzana, ogni 3, altro non sono che due tipi di febbri malariche. Non sappiamo se vennero a Jacopone ma quasi sicuramente fu la malaria (detta anche paludismo) a uccidere Dante (come altri milioni di esseri umani, tra cui in tempi recenti il ciclista Fausto Coppi). E la malattia nel nostro Paese restò a lungo un flagello, soprattutto in zone come l'Agro Pontino o la Maremma. Se ne desiderate un'altra testimonianza letteraria basta rivolgersi alle pagine di Verga che le dedicò l'omonima novella nella raccolta Novelle Rusticane (1883): «È che la malaria v'entra nelle ossa col pane che mangiate, e se aprite bocca per parlare, mentre camminate lungo le strade soffocanti di polvere e di sole, e vi sentite mancar le ginocchia...». La faccenda era così grave e studiata che fu un medico italiano a ipotizzare per primo che la fonte di trasmissione potesse essere la zanzara. Giovanni Maria Lancisi (1654-1720) nel suo De noxiis paludum effluviis eorumque remediis.

Per avere la certezza della modalità di trasmissione si è dovuto, però, aspettare gli studi decisivi del medico britannico Ronald Ross e dell'italiano Giovanni Battista Grassi che indicavano con certezza nella zanzara anofele il vettore del plasmodio (il Nobel per la scoperta andò solo a Ross, nel 1902, ma non è qui il caso di riassumere la polemica che scoppiò all'epoca). Nel frattempo era già, comunque, chiaro a tutti che la difesa migliore erano le bonifiche. Quelle italiane sono state ben raccontate in un libro di Frank M. Snowden La conquista della Malaria. Una modernizzazione italiana 1900-1962 (Einaudi). E piaccia o non piaccia un grande progresso, in quel senso, lo si deve anche al fascismo. Nel mondo però la malaria continua ad essere una malattia tremenda. Giusto per fare un esempio, secondo l'Oms nel 2010, nel mondo, di malaria, sarebbero morte circa 655mila persone. Ma alcune autorevoli riviste scientifiche come Lancet hanno sostenuto che questi numeri sono calcolati ampiamente per difetto.

Non stupisce, quindi, che il Nobel per la medicina del 2015 sia andato alla farmacista cinese Tu Youyou scopritrice dell'artemisinina oggi il principio attivo di prima linea per la cura della malattia (al posto del vecchio chinino o della clorochina).

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