Cronache

Uccisa e gettata nel pozzo. L'amante confessa tutto

La donna colpita con due coltellate dopo una lite. Il killer: voleva che lasciassi la compagna

Uccisa e gettata nel pozzo. L'amante confessa tutto

Uccisa e gettata in un pozzo, fermato il suo amante, un agricoltore. «L'ho ammazzata, voleva raccontare di noi alla mia compagna». L'ultimo messaggio Luana Rainone, 31 anni di Sarno, l'ha scritto su Facebook il 20 luglio. «Buon pomeriggio a tutti» seguito da tanti cuoricini. La figlia di 7 anni, pochi giorni dopo la saluta: «Mi manchi tanto. Ti amo mamma». Ieri mattina il corpo senza vita della donna, avvolto in una coperta e in un sacco di plastica, è stato recuperato vicino un casolare abbandonato in via delle Fontanelle, all'interno di un pozzo artesiano tra San Valentino Torio, in provincia di Salerno, e Poggiomarino. Luana è stata accoltellata alla gola, poi avvolta in un sacco e gettata nel pozzo il giorno stesso della sua scomparsa, il 23 luglio. Sulle cause della morte, secondo un primo esame del medico legale, non ci sarebbero dubbi anche se il corpo è in avanzato stato di decomposizione. Almeno due le coltellate inferte con violenza inaudita. A portare i carabinieri sul luogo dell'occultamento il suo assassino, Nicola del Sorbo, 34 anni, da mesi il suo amante. L'ennesimo femminicidio scatta al termine di un violentissimo litigio fra i due. Lei, sposata dal 2013 ma di fatto separata, vuole consolidare il rapporto con Nicola ma lui sta con un'altra. «Minacciava di dire tutto alla mia compagna, voleva che me ne andassi da lei e dai suoi figli», spiega durante l'interrogatorio fiume giovedì notte. «Non ci ho visto più, ho tirato fuori un coltello da cucina e l'ho ammazzata. Subito dopo ho pensato solo a farla sparire». Sono i familiari della donna a denunciare il giorno dopo il mancato rientro a casa di Luana. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore di Nocera, Viviana Vessa, e condotte dai carabinieri del comando provinciale di Salerno e dal nucleo operativo di Nocera Inferiore, puntano sulla cerchia di amici e parenti della scomparsa. Temendo subito il peggio. Luana, 31 anni lo scorso 18 luglio, non avrebbe mai lasciato la figlia per allontanarsi da casa. Una storia che ricorda drammaticamente la scomparsa da Gradoli, Viterbo, di Tatiana Ceoban e della figlia 13enne Elena i cui corpi non sono mai stati trovati. Il pomeriggio del 23 luglio Luana e Nicola escono. L'uomo, un matrimonio fallito e piccoli precedenti penali, la passa a prendere come al solito. Con la sua auto la porta versa casa, a pochi metri dal ritrovamento del cadavere. Discutono i due. Lui non vuole troncare con la sua compagna, lei gli giura che andrà a raccontarle tutto. Volano insulti. Secondo quanto racconta il suo legale, l'avvocato Luigi Senatore all'uscita del Tribunale, Nicola non era in sé: avrebbe assunto sostanze stupefacenti. Un dato difficile da dimostrare a più di un mese di distanza. L'uomo, di fatto, affonda la lama sul collo della donna. Lei si accascia al suolo. È ancora giorno ma in aperta campagna non c'è nessuno. Prende dal bagagliaio dell'auto una coperta, poi dei sacchi di plastica per non lasciare tracce di sangue. La trascina di qualche metro, sa che lì vicino c'è un pozzo utilizzato per irrigare i campi. La getta di sotto senza pensarci un istante e torna a casa come se niente fosse. Nonostante l'intero paese si mobilita per cercarla, lui riprende la solita vita. Ma i carabinieri gli stanno addosso, è il sospettato numero uno. Ieri la confessione. In attesa dell'interrogatorio di garanzia davanti al gip, del Sorbo è stato portato nel carcere di Salerno.

Omicidio volontario e occultamento di cadavere le accuse.

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