Uccise un ladro, Pacini spera Il pm chiede l'archiviazione

Il gommista era costretto a dormire nella sua rivendita dopo 38 furti: «Non riprenderei mai in mano la pistola»

Uccise un ladro, Pacini spera Il pm chiede l'archiviazione

Firenze Per anni aveva subito furti ed era costretto a dormire nel capannone dell'azienda. Un incubo, diventato tragedia quando lo scorso novembre sparò e uccise un ladro che aveva fatto irruzione nella sua rivendita di gomme. Adesso per il 57enne Fredy Pacini di Monte San Savino (Arezzo) finalmente una buona notizia: la procura ha depositato ieri mattina la richiesta di archiviazione nell'inchiesta per omicidio che lo vedeva indagato con l'accusa di eccesso colposo di legittima difesa. È stato il pubblico ministero Andrea Claudiani a firmare il documento, con la motivazione di legittima difesa putativa, basandosi quindi non sulla nuova legge sulla legittima difesa bensì sul vecchio impianto normativo. Nella stessa giornata a Pacini è arrivato il tweet di solidarietà del ministro Matteo Salvini

Lo scorso 28 novembre il gommista aretino fu svegliato da rumori sospetti ed esplose alcuni colpi di pistola uccidendo il 29enne moldavo Mircea Vitalie, che assieme a un complice aveva fatto irruzione nel capannone per rubare. I due spaccarono il vetro di una finestra con un piccone ed entrarono facendosi luce con una pila: il gommista era sul soppalco, si svegliò di soprassalto, impugnò la pistola - regolarmente detenuta - e sparò cinque colpi, due dei quali raggiunsero Vitalie uccidendolo. Le indagini hanno appurato che aveva almeno un complice fuori dal capannone e forse altri due in una macchina. Nessuno di questi è stato mai rintracciato. La vittima aveva sui documenti il cognome della moglie e quindi all'inizio pareva incensurato, ma una volta identificato è emerso che aveva una lista di precedenti di polizia per furti e rapine.

Dopo l'episodio, agli inquirenti e ai giornalisti Pacini aveva raccontato di aver subito decine di furti (38 tra quelli andati a segno e quelli solo tentati da quando aveva ereditato l'attività), tanto che nel 2014 dopo aver subito un colpo da 110mila euro - si era ricavato una piccola stanza dentro la sua azienda per tentare di difenderla dalle incursioni notturne dei ladri. Ora, secondo il pm, quando il gommista sparò riteneva di essere in una situazione di effettivo pericolo: con la richiesta di archiviazione, Fredy inizia a vedere la luce in fondo al tunnel. «Non è ancora finita racconta Pacini emozionato, accanto al suo avvocato Alessandra Cheli ma siamo a un pezzo della strada. Da quando è successa quella rapina non dormo più nel capannone, dopo tutto quello che è accaduto non ce la potrei fare. Adesso dormo in casa mia, con mia moglie». Se potesse tornare indietro riprenderebbe ancora la pistola? «No, non riprenderei in mano una pistola anzi, se dovessi dare un consiglio dopo la mia esperienza, direi a tutti di non prendere le armi perché è un vivere nel terrore». Se prima di novembre la vita del gommista è stata costellata di furti, anche dopo quella vicenda non sono mancati ulteriori episodi, l'ultimo dei quali a gennaio con una tentata irruzione.

In compenso, però, sin da subito dalla sua parte si è schierata buona parte dell'opinione pubblica e della comunità locale, tanto che per solidarietà con lui hanno sfilato in una fiaccolata a Monte San Savino 2mila persone. «Fredy è conosciuto come una brava persona, un gran lavoratore - spiega l'avvocata Alessandra Cheli - sono contenta che dopo un'indagine attenta e scrupolosa, la procura sia arrivata a chiedere l'archiviazione».

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