Politica estera

Usa, trattative e suspense nella Camera paralizzata. E McCarthy resta in bilico

Crescono i voti per il deputato ma ancora non c'è maggioranza. Nonostante le concessioni

Usa, trattative e suspense nella Camera paralizzata. E McCarthy resta in bilico

New York. Prosegue la maratona di Kevin McCarthy per conquistare la nomina a speaker della Camera Usa. Dopo tre giorni, 13 votazioni e un record storico di flop, il deputato californiano è stato costretto ad arrivare alla 14esima tornata per tentare di sbloccare l'impasse e convincere i «rivoltosi» del Grand Old Party, rappresentanti dell'ala più estremista, a fargli ottenere i 218 voti necessari. Mentre sarebbe sceso nuovamente in campo anche l'ex presidente Donald Trump, che starebbe chiamando i ribelli chiedendo loro di votare per McCarthy.

L'elezione (la più lunga da 164 anni) è stata costellata di umiliazioni per l'aspirante speaker, ma nella mattinata di ieri si è aperto qualche spiraglio per convincere i dissidenti, seppure al prezzo elevato di numerose concessioni. Alla dodicesima votazione McCarthy è stato nuovamente sconfitto, ma ha recuperato il voto di 14 su 20 ribelli del partito, e un altro lo ha conquistato al 13esimo scrutinio. Uno di coloro che sin dall'inizio ha guidato la lotta contro la candidatura di McCarthy, il deputato della Florida Matt Gaetz, ha invece mantenuto la linea dura, accusando il candidato speaker di fare gli interessi dei lobbysti a scapito degli americani medi e sostenendo che non otterrà «mai» i voti necessari per essere eletto. Tra le nuove concessioni che secondo i media Usa sono state fatte ai dissidenti per ottenere la nomina c'è la promessa di un taglio alle spese per la difesa da 75 miliardi di dollari. L'intesa a cui si lavora è quella di mettere un tetto alle spese del governo per il 2024, fermandole ai livelli del 2022 (ossia a 782 miliardi, mentre l'anno successivo sono salite a 857 miliardi). Un piano non gradito dai falchi della difesa repubblicani, che da anni spingono per più spese in sicurezza nazionale.

Il californiano, comunque, aveva già concesso tanto al manipolo di oppositori, accettando di consentire a un singolo deputato di chiedere un voto di sfiducia per cacciare lo speaker, dare al Freedom Caucus, l'ala destra del partito, un terzo dei membri della potente commissione che controlla quali leggi arrivano in aula e in che forma, votare sulla proposta di limiti di mandato e sulla legge per la sicurezza dei confini.

A due anni esatti dall'insurrezione dei sostenitori di Trump, però, Capitol Hill è precipitato per giorni in un altro genere di caos, con i lavori paralizzati dalla fronda più conservatrice del Gop. McCarthy, come sottolinea la Cnn, è l'ultimo leader repubblicano consumato dalla rivoluzione dell'ala più radicale del movimento Maga (Make America Great Again, lo slogan elettorale dell'ex presidente). Per i radicali che hanno per giorni bloccato la sua elezione, McCarthy è diventato simbolo di quell'establishment politico che una volta lui stesso condannava, e peraltro, i ribelli si sono dimostrati più trumpisti dello stesso tycoon, il quale se un tempo poteva spostare gli equilibri di gran parte del partito con una sola telefonata, ora ha visto il suo primo appello a sostenere il deputato della California cadere nel vuoto.

Un fatto, questo, che rappresenta per lui un campanello d'allarme riguardo non solo la sua presa sul Gop, ma anche per la sua ricandidatura alla Casa Bianca. E sembra essere il segnale che l'ala più estremista del movimento Maga ormai non ha più bisogno di lui.

Inoltre, lo stallo sull'elezione dello speaker fa temere che con la nuova maggioranza a guida repubblicana della Camera i prossimi due anni saranno dominati da caotiche crisi politiche.

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