L uigi Brugnaro è il nuovo sindaco di Venezia. A sorpresa, contro ogni pronostico e scontrandosi pure contro un'astensionismo record. Ma in Laguna ha davvero prevalso la voglia di cambiamento dopo anni di malagestione della sinistra e 11 mesi di commissariamento dopo lo scandalo Mose e l'arresto del sindaco, anche lui di centrosinistra, Giorgio Orsoni. Dopo il patteggiamento per finanziamento illecito, ha costretto la città a un andamento lento fino a queste elezioni.
Ora quella che rappresenta un'autentica svolta, salutata dal centrodestra come una rivoluzione. Luigi Brugnaro, imprenditore e proprietario della squadra di Basket di Venezia, appoggiato da tutta la coalizione unita, ha sconfitto il senatore della minoranza Pd Felice Casson dato per super favorito alla vigilia. Quando alla fine dello scrutinio mancano solo un pugno di sezioni Brugnaro è in vantaggio con il 53,2%, circa 6.500 voti di margine su Casson. Una svolta clamorosa si diceva, che vedrebbe Venezia scegliere il centrodestra per la prima volta da quando il sindaco viene eletto direttamente dai cittadini, il 1993.
Un dato che ha davvero del clamoroso, anche considerati i numeri, assolutamente sconfortanti relativi all'astensionismo. A livello nazionale, nei 78 comuni interessati dal ballottaggio, l'affluenza si attesta poco sopra il 47% contro il 62% del primo turno. Una flessione, anzi, un crollo di quasi 16 punti che deve far riflettere e che è un chiaro segnale al governo centrale. A Venezia l'affluenza alle urne è stata di poco superiore alla media nazionale, 48,81% ma di oltre 10 punti percentuali rispetto alla prima tornata quando ai seggi si era presentato il 59,85%. Ma va ricordato che si votava anche per le elezioni regionali. E proprio l'onda lunga delle regionali ha influito non poco per il successo di Brugnaro che ha sfruttato gli effetti benefici del trionfo firmato da Luca Zaia.
E hai voglia ora per il premier Renzi di accusare gufi e frondisti. Casson infatti è sì esponente Pd ma espressione di quella minoranza che tanti grattacapi sta dando al premier, vedi figuraccia in Liguria. Nonostante l'endorsement, pur non dichiarato, del Movimento 5 Stelle, Casson esce sconfitto. L'unica via d'uscita per Renzi sarà quella di attaccare la minoranza dem per aver scelto alle primarie un candidato debole soltanto perché non sponsorizzato da lui. Ma questo avrebbe tanto il sapore dell'arrampicata sugli specchi. Il centrodestra, invece, torna a governare un grande Comune del Nord e lancia convinto l'arrembaggio alle prossime politiche conscio che, grazie alla ritrovata unità, la vittoria è possibile.
Batosta in salsa veneta quindi per il Pd, con la Regione che si conferma roccaforte leghista, vedi Rovigo dove il sindaco è Massimo Bergamin del Carroccio che sfiora il 60% e si impone su Nadia Romeo. Si consola il partito di Renzi a Lecco, dove Virginio Brivio conquista la poltrona sconfiggendo Alberto Negrini con il 54% dei voti. Il centrosinistra vince anche a Mantova con Mattia Palazzi che si impone sulla candidata del centrodestra Paola Bulbarelli. Vittoria del centrosinistra a Macerata con Romano Carancini che sfiora il 60% e ha la meglio Deborah Pantana. A Fermo invece in larghissimo vantaggio la lista civica a sostegno di Paolo Calcinaro. Ad Arezzo, a scrutinio quasi ultimato, il centrodestra accarezza il sogno di strappare la roccaforte Pd: Alessandro Ghinelli è in vantaggio sul candidato Pd Matteo Bracciali ma è lotta all'ultima scheda.
Il dato sull'astensione fa riflettere il governo ma la svolta di Venezia lancia all'esecutivo un segnale ancor più forte: il tempo dei proclami per Renzi e i suoi è finito.
di Matteo Basile
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