Cronaca giudiziaria

Viaggi e gioielli. La "macchina dei favori" del giudice Errede

Insieme a un iPad, ad un iPhone 13, a una collana di brillanti da 12mila euro e a una crociera in Grecia in barca a vela, nell'elenco dei favori che il giudice Pietro Errede è ora chiamato a rispondere brilla soprattutto un'intercettazione

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Insieme a un iPad, ad un iPhone 13, a una collana di brillanti da 12mila euro e a una crociera in Grecia in barca a vela, nell'elenco dei favori che il giudice Pietro Errede, in servizio al tribunale di Lecce prima di venire trasferito a Bologna e poi arrestato, è ora chiamato a rispondere davanti al Csm brilla soprattutto l'intercettazione con cui pretendeva di restituire una Mini Cooper dopo averla usata per un anno ma facendosi ridare tutto il prezzo. «La pazienza ha un limite - dice il magistrato al telefono utilizzando un linguaggio non proprio consono alla sua funzione - però io a un certo punto mi rompo i coglioni, io in genere non vado a rincorrere dietro la gente, io la gente la mandano a prendere e la portano davanti a me! Se devo cominciare a fare così pure con voi lo faccio, non ho problemi, una parola devo dire. No dimenticare quello che sono e quello che rappresento a Lecce, se devo usare il potere lo uso, pur di risolvere il problema userò il potere, che cazzo ti devo dire».

Errede è stato arrestato per avere trasformato il suo ruolo in una macchina da favori e da soldi. Ruolo delicato: stava alla sezione misure di prevenzione, quella che sequestra le aziende in odore di mafia e mette a gestirle amministratori di sua scelta. Al tribunale di Palermo la faccenda era diventata un business milionario. A Lecce, Errede andava sulla stessa strada, nominando amministratori da cui si faceva poi ringraziare nei modi più disparati: da uno si fa procurare persino un introvabile Rolex Daytona. Tra i beneficiari, un convivente del giudice Errede che con lui condivideva anche una cassaforte in cui sono state trovate decine di migliaia di euro in contanti.

Nei confronti di Errede, già sotto inchiesta disciplinare, il pg della Cassazione ha chiesto al Csm una ulteriore sanzione, cioè la sospensione immediata dalle funzioni e dallo stipendio senza neanche aspettare l'esito del processo penale, «apparendo necessario e sufficiente l'ordinanza del giudice preliminare che contiene la completa esposizione dei fatti dando chiara contezza delle condotte tenute dal magistrato». Oltretutto, il magistrato del «lei non sa chi sono io» si occupava anche degli affari della propria sorella. Tra i capi di incolpazione c'è anche l'avere nominato come curatore di una azienda fallita un commercialista compiacente, ottenendo in cambio informazioni privilegiate sulla gara d'asta per una bella casa in via Parini, nella zona nuova della città: una casa che era nel mirino della sorella del giudice, determinata ad aggiudicarsela a prezzo di favore.

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