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Vietato tornare indietro

La prima missione di Meloni da premier a Bruxelles non era destinata a raggiungere risultati, semmai doveva mostrare ai vertici della Ue che il diavolo non ha le corna

Vietato tornare indietro

La prima missione di Meloni da premier a Bruxelles non era destinata a raggiungere risultati, semmai doveva mostrare ai vertici della Ue che il diavolo non ha le corna, e a ben vedere non è neppure tale. Le difficoltà, che il presidente del consiglio forse ha incontrato ieri e che sicuramente incontrerà, saranno probabilmente le stesse contro cui hanno cozzato, prima di lei, Letta, Renzi e Gentiloni - Draghi meno, perché era quello che aveva salvato la baracca, se si passa l'espressione un po' triviale. Una volta chiarito a Von Der Leyen, Michel e Metsola di non essere «antieuropeista» e neppure «euroscettica», c'è il rischio che Meloni continui a essere poco compresa, se persevererà nell'idea della «Europa confederale», cioè l'Europa delle nazioni. Un'Europa che lascerebbe ai singoli Stati la piena sovranità ma che ne metterebbe in comune una parte, senza intaccare il ruolo della nazione. In teoria, tutto molto bello e condivisibile: ma irrealizzabile. Era il progetto di De Gaulle e del piano Fouchet di inizio anni Sessanta o, negli anni Ottanta, di Margaret Thatcher. Che però le due nazioni hanno abbandonato, la Francia già con Giscard negli anni Settanta, il Regno Unito andandosene proprio dalla Ue. Era un mondo ormai tramontato, quello della guerra fredda, in cui l'Europa, intesa esclusivamente come partizione occidentale, e gli Stati Uniti, dominavano economicamente il pianeta. Era l'Europa pre globalizzazione. Pensare di ritornare a quel modello vorrebbe dire essere non conservatori, ma reazionari, nello sforzo di portare indietro la storia. Sembra un dibattito accademico ma senza l'Europa attuale, che non è federalista ma non è più neppure confederale, in cui la sovranità delle singole nazioni è ormai devoluta a Bruxelles, non sarebbe stato possibile il salvataggio di Draghi e il Pnrr. Ognuno avrebbe badato a sé, e l'Italia sarebbe finita nel dirupo. Con l'Europa confederale, per proporre un altro esempio, non avrebbero ricevuto aiuti economici Polonia e Ungheria, che le hanno rese due nazioni più ricche di quanto non fossero nel 1989. A non volere l'Europa confederale, ammesso vi si possa tornare, sarebbero proprio i polacchi del premier Duda, che pure fa parte dei Conservatori europei, e Orban. Last but not least, di fronte alla nuova guerra, calda, e alla minaccia rappresentata da Russia, Cina e Iran, un'Europa delle nazioni sarebbe destinata a soccombere. Meglio allora, seguire la strada dell'Europa federale ma con giudizio e gradualità, secondo il modello del Partito popolare europeo.

Per evitare equivoci tra il governo italiano e i vertici della Ue.

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