La vigilia dei centri sociali: minacce e muri lordati

La preparazione della prova di piazza di domenica a Bologna è al suo acme: treni, pullman, truppe leghiste pronte a calare sotto le due torri. «Ci aspettiamo almeno 150mila persone», dicono gli organizzatori, che assicurano che anche il Sud darà il suo contributo: «Noi con Salvini», la ruota meridionalista del Carroccio, ha garantito la spedizione di almeno 30 corriere verso nord.

Ma il capo leghista sottolinea anche l'importanza politica di una prova di unità del centrodestra (tanto più se con le sue bandiere), e celebra la scelta di partecipazione fatta da Silvio Berlusconi dopo vari tira e molla e nonostante i pareri diversi all'interno di Forza Italia: «Ne sono contento. È uno che ha fatto tantissimo e che molto altro di importante potrà fare», dice del Cavaliere. «Rappresenta ancora milioni di italiani, porta compattezza. È questo il valore aggiunto che porta. Renzi vince se gli altri sono divisi». Insomma, «sul palco ci sarà tutto il centrodestra e questo mi dà soddisfazione. E nessuno sarà subalterno». Anche il governatore lombardo Maroni celebra l'evento: «Berlusconi alla fine ha sciolto la riserva. È importante che ci sia per la prima volta una manifestazione che vede riunita una parte importante del centrodestra». Certo, sottolinea Maroni, manca ancora un pezzo, quello di Ncd «che in Lombardia governa con noi e a Roma con Renzi: una dissociazione politica che va risolta». Ma di certo, dice, l'appuntamento bolognese «potrebbe essere una svolta, almeno per le Amministrative». E dal fronte berlusconiano, Mariastella Gelmini (che non aveva nascosto le sue perplessità sulla adesione alla manifestazione leghista) ora spiega: «Non è e non era in discussione l'alleanza con la Lega. La scelta di Berlusconi va interpretata come un gesto di generosità, destinato a cementare l'alleanza del centrodestra»

Del resto è chiaro anche al leader leghista Salvini che da solo e senza un recupero ad ampio raggio del voto moderato che si è riversato per decenni su Forza Italia, non va da nessuna parte in vista delle prossime tornate elettorali. Nonostante i progressi fatti fare al proprio partito, che - come ricorda con una punta di malizia Bobo Maroni - «è stata portata al 14%». Che certo non basta a vincere, anche se - sottolinea Salvini - «è già un miracolo essere dove siamo ora, dopo aver preso la Lega al 4%» dal medesimo Maroni. Le polemiche interne al Carroccio saranno però decisamente messe in sordina, per l'occasione bolognese, tanto che - nonostante gli scontri sanguinosi anche in sede processuale - anche il fondatore Umberto Bossi sarà alla manifestazione. «Chi prova a mettere in dubbio la mia onestà o trasparenza, come dice il Papa, lo prendo a ceffoni», tuona Salvini a proposito della querelle sull'uso dei rimborsi elettorali, ma a chi gli chiede se la minaccia sia rivolta anche a Bossi, che ha chiamato in causa la sua gestione, replica: «Guardate che lui non ha mai eccepito sulla mia regolarità, ce l'aveva con i giudici».

La scelta di sfidare il centrosinistra nella sua antica roccaforte, ora traballante, provoca minacce di boicottaggio, e già si annunciano molteplici contro-manifestazioni di vari gruppi. «Le contestazioni ci stanno, in democrazia», dice Salvini. «Però quando uno comincia a mettersi il passamontagna e a sfasciare tutto, passa dalla contestazione alla delinquenza e quindi il suo posto è la galera, non la piazza».

Bologna La chiamano democrazia, in realtà sono muri imbrattati. Che il Comune ripagherà. Bologna ne è disseminata in queste febbrili ore che precedono la gigantesca manifestazione del Carroccio. Avvertimenti a Matteo Salvini, che a Bologna non ha mai avuto vista facile. L'ostilità di antagonisti, centri sociali e oppositori non convenzionali alla reunion è cresciuta accendendo gli animi di una città che domani si presenterà blindata. Più per i rischi di scontri che per i 100mila attesi in Piazza Maggiore. Complici anche le tre contromanifestazioni per dare il «benvenuto» al popolo di centrodestra. Quella che più preoccupa le forze dell'ordine che ieri si sono riunite con il prefetto è a Ponte Stalingrado. Vi si raduneranno sigle d'area dai nomi bellicosi: 10 Crash, Cua, Cas e Social Log. Poco distante si è formato un drappello di manifestanti autoribattezzatisi «Mai con Salvini, Bologna non si Lega». Tpo, Hobo e Làbas Prc e giovani comunisti dalla stazione partiranno in corteo. Ma troveranno via dell'Indipendenza, la vitale arteria costeggiata dai celebri «portici-cosce di Mamma Bologna», completamente sbarrata. Perché è al termine del lungo rettifilo che sorge Piazza Maggiore.

La Lega è tranquilla e convinta che gli antagonisti non arriveranno a lambire la piazza. Lucia Borgonzoni, capogruppo a Palazzo d'Accursio del Carroccio e candidato sindaco, dice: «Avremo il nostro servizio d'ordine – spiega al Giornale – sotto la piazza e ci sentiamo sufficientemente garantiti dalle forze dell'ordine (solo per la piazza e dintorni circa 600 uomini in assetto, ndr ). Però ciò che è scandaloso è che il Comune abbia lasciato correre i tanti che hanno imbrattato muri per dare il benvenuto a Salvini».

Il leader di Fratelli d'Italia Galeazzo Bignami si è affrettato a togliere almeno gli striscioni e li ha postati su Facebook come un trofeo di guerra. Per la Borgonzoni non è certo un «segnale di democrazia. Il sindaco Merola non ha detto nulla, cosicché in tanti si sono sentiti legittimati». Muri imbrattati con scritte minacciose: «Difendere Bologna dall'invasione leghista», «Odio la Lega», «Salvini vattene» e «Bulaggna an 'vol brisa» («Bologna non vi vuole»). Tutto qui ha ancora il sapore dello scontro epico tra il bene e il male. Alcuni gruppi hanno fatto irruzione nelle scuole per fare propaganda ideologica antileghista. Possibile? «E molti presidi non si sono opposti. Questo è vergognoso: che il sindaco non abbia preso provvedimenti, né condannato questi gesti di intimidazione». A esacerbare gli animi ci si è messa anche la politica. «Se Salvini mi avesse avvertito – ha detto uno che Bologna la conosce bene, Pier Luigi Bersani - gli avrei consigliato di cambiare location». Non male come incoraggiamento.

Ma forse a stizzire di più il Pd e gli irregolari è proprio questa sfida al fortino rosso lanciata da Salvini e spalleggiata dall' «odiato» Berlusconi. Perché certi odi democratici, nonostante tutto, non si esauriscono facilmente.

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