RomaLa crisi non è finita. Anzi, rischia di peggiorare per colpa della deflazione. Fenomeno alimentato «dalla caduta dei prezzi del petrolio». Lo dice Ignazio Visco, governatore della Banca d'Italia. E a farne le spese saranno soprattutto i Paesi con alto debito. Come l'Italia, il cui debito pubblico è salito di 87,7 miliardi nei primi dieci mesi dell'anno. Ha toccato quota 2.157,5 miliardi. Il mancato aumento dei prezzi impedisce l'erosione del debito pubblico. A poco contribuiscono i consumi, la cui dinamica «resta pericolosamente debole, contribuendo così - ricorda il numero uno di Via Nazionale - a rendere più difficile la ripresa dell'economia e del credito».
A questo punto, Visco suggerisce la ricetta-Draghi. Vale a dire, che «se le nuove informazioni sull'inflazione confermeranno la persistenza o addirittura l'aggravarsi dei rischi per la stabilità dei prezzi nell'area dell'euro - sottolinea il governatore - occorrerà avviare con tempestività ulteriori interventi di acquisti di titoli su larga scala».
E proprio gli interventi della Bce, osteggiati dalla Germania, sono auspicati dal numero uno di Via Nazionale. Al punto che il governatore spiega che l'acquisto eventuale di titoli da parte della Bce consente di ridurre «i rischi individuali» di un singolo Paese «attraverso l'abbassamento del rischio macroeconomico complessivo».
Il governatore, poi, offre un'interpretazione delle parole del presidente della Bundesbank. «Weidnman non dice che (l'acquisto di titoli pubblici) non si deve fare, dice che non gli pare opportuno che si faccia. Dice - commenta Visco - che non è vietato. Mentre fino all'altro giorno era vietato».
Visco sottolinea, poi, che il programma di finanziamenti al sistema economico messo a punto da Mario Draghi «deve andare a famiglie ed imprese». Così come previsto dallo schema TLtro. E se le banche italiane hanno raccolto dalla Bce 57 miliardi contro i 75 previsti, è la prova della debolezza della domanda di credito. E ricorda che «abbiamo scongiurato il rischio della rottura dell'euro», rispetto a quando lo spread aveva toccato 600 punti. «Ma non lo abbiamo scongiurato per sempre».
Sulla scia di Draghi, Visco sottolinea come la difesa della Moneta unica non sia compito esclusivo della Banca centrale europea. Ma dev'essere un impegno preciso dei «governi, dei Parlamenti». Ed a proposito rileva che da quando è diventato governatore della Banca d'Italia si sono alternati all'Economia cinque ministri (Tremonti, Monti, Grilli, Saccomanni, Padoan). «Tutte persone stimabili che hanno avuto un grande riscontro a livello internazionale. Ma in Germania ce n'è stato sempre uno».
Poi, rispondendo ad una domanda di un deputato grillino, spiega che «l'oro della Banca d'Italia
sta in Banca d'Italia. Sta sotto. Alcuni parlamentari M5S l'hanno visto e ci hanno chiesto: È davvero oro? E se non ci fidiamo? Non è che l'avete dipinto?. La Banca d'Italia è un'istituzione seria», chiosa il governatore.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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