Liberiamo le due statue prigioniere dei campanilismi e dei musei vuoti

A Milano ci sarebbero migliaia di visitatori. La Calabria storce il naso, ma quando la aiuti

Liberiamo le due statue prigioniere dei campanilismi e dei musei vuoti

Che almeno una bega di campanile diventi occasione per parlare del patrimonio artistico più ingente, ma peggio utilizzato del mondo. Di palazzi chiusi e depositi di musei pieni di capolavori perché non c'è lo spazio dove esporli. E che nessuno presta a chi magari ha gli spazi e non i capolavori.

Perché forse ha sbagliato, anzi ha sicuramente sbagliato l'ex sottosegretario di Stato ai Beni culturali Vittorio Sgarbi dicendo che «i Bronzi di Riace sono ostaggio della 'ndrangheta». Si assumerà responsabilità morali e legali, ma qualcuno dovrà spiegare di chi i due Guerrieri del V secolo a.c. siano effettivamente ostaggi. Perché altrimenti non si capisce l'insurrezione made in Calabria di fronte alla sua richiesta, da ambasciatore della Regione Lombardia per le Belle arti, di ospitarli a Milano per l'Expo. Perché di un'esposizione universale si tratta e fa specie sentir ribollire un campanilismo provinciale che nemmeno l'arrivo di 150 Paesi e 20 milioni di visitatori da tutto il mondo ha scoraggiato. Vizio antico di un'Italia dei Comuni e delle fazioni, si dirà. Ma se di vizio si tratta, sarà il caso di denunciarne l'assurdità. Perché di altrettanto moto d'orgoglio non si vede traccia quando è la stessa Calabria a chiedere alla Lombardia e ad altre Regioni (allora sorelle e non più sorellastre) di ripianare i bilanci di una sanità perennemente in rosso. Così come nessuno si scandalizzò quando nel 1975 i Bronzi viaggiarono verso Firenze per ridar loro vita nel Centro di restauro della Soprintendenza archeologica della Toscana e poi verso Roma per la consacrazione planetaria. Grande esempio di comunità nazionale (e non regionale) che si stringe attorno a tesori che non appartengono a Regioni e Comuni, ma al nostro Dna. Son delicati? Ma sono stati più di duemila anni a mollo in acqua salata. E il Satiro danzante ha girato il mondo.

«Chi vuol vedere i Bronzi di Riace prenda l'aereo e venga in Calabria», ha tuonato la deputata Fi Jole Santelli. «Idee senza dubbio straordinarie, ma evidentemente prive di praticabilità», dice il presidente del consiglio regionale della Calabria Francesco Talarico. Irritazione degna di miglior causa, visto che a gennaio al Museo archeologico di Reggio Calabria sono andati in 10.233. E 7.280 a febbraio, rispettivamente 330 e 260 persone al giorno. È il caso di dichiarar guerra a Milano e all'Expo per 260 persone al giorno? Anche perché da buon mercante d'arte, Sgarbi ha offerto al loro posto due Caravaggio di cui uno del Fec, il Fondo edifici di culto del ministero dell'Interno.

Facile immaginare con quale guadagno, visto che la Conversione di Saulo del 1598 della collezione Odescalchi esposta a Milano intorno al Natale 2008, fu assediata da 163mila visitatori. Proprio convinti di tenere i Bronzi di Riace in ostaggio? Son Guerrieri, se ne avrebbero a male.

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