Il dado è tratto. Oltre il Rubicone c'è un governo da «difendere». Non bastano le lusinghe e i successi nelle amministrative. La Lega salviniana vuole guardare al futuro a modo suo: vale a dire continuando a gestire un doppio passo. E il leader del Carroccio ieri è stato più che chiaro: «Con il vecchio centro-destra io non tornerò mai, deve essere chiaro». È la frase clou dell'intervista rilasciata ieri a Repubblica. Una dichiarazione che solo in apparenza contrasta con il clima di euforia generato dalla vittoria in Sardegna. Una vittoria che ricorda come il modello del centro-destra sia valido a livello regionale e locale ma che, almeno per Salvini, ora non può essere replicato a livello nazionale. Commentando i risultati di domenica il ministro degli Interni ha poi aggiunto: «È stato un voto locale che non incide affatto sulle scelte nazionali. Io non mi sento più forte e Di Maio non deve sentirsi più debole». Insomma la vita a Palazzo Chigi scorre come un fiume tranquillo, stando alle dichiarazioni dello stesso Salvini. «Va tutto bene - continua a ripetere - e andremo avanti anche dopo le europee di fine maggio. Ho dato la mia parola e la mia parola vale cinque anni e non cinque mesi». E infatti continuano gli scambi di cortesie tra grillini e leghisti. Prima il voto telematico che ha salvato il ministro degli Interni dal Tribunale dei ministri, ora il temporeggiamento sulla Legittima difesa (cavallo di battaglia dei leghisti, ma ancora non accettato pienamente dai vertici del Movimento Cinque Stelle). Anche il braccio di ferro sulla Tav, che tutti - da Forza Italia al Partito Democratico - pensano sia una segno di debolezza del governo giallo-verde, viene gestito da Salvini con sapienza e tatticismo. «Stiamo lavorando. Io a differenza dei nostri alleati resto convinto che l'alta velocità porti sviluppo e lavoro. Farò di tutto affinché l'opera si realizzi pur con tutti i tagli e i risparmi necessari».
Anche ai microfoni del Giornale radio Rai Salvini continua a rassicurare sulla tenuta del governo. «A livello nazionale si va avanti compatti. Abbiamo un contratto. E tante riforme da completare. A livello nazionale si va avanti come treni. La gente ci chiede di fare bene e veloce». «Ci sono - aggiunge - troppi cantieri bloccati, c'è una burocrazia che da trent'anni ostacola il progresso in questo Paese». E poi la ciliegina sulla torta: non ci sarà nessuna manovra correttiva. «Anche il ministro Tria l'ha detto - commenta Salvini - e io mi fido sempre di Tria». La linea del segretario è sostenuta poi da tutta la dirigenza e anche il governatore della Lombardia, il leghista Attilio Fontana, ribadisce che il «doppio modello» di amministrazioni locali con il centro-destra e coalizione giallo-verde a livello nazionale non vada abbandonato. «In questo momento - spiega Fontana - il centro-destra non avrebbe i numeri e quindi la possibilità di creare una nuova maggioranza a livello nazionale». L'alleanza con i grillini non ha alternative. E il viceministro alle Infrastrutture Edoardo Rixi va anche oltre. «A livello governativo - dice - riusciamo a dare delle risposte che col centro-destra non siamo riusciti a dare». Le rassicurazioni di Salvini, comunque, derivano da un'altra necessità. Dal voto sul caso Diciotti a oggi, la campagna elettorale del leader leghista sta, secondo gli osservatori di cose politiche, «cannibalizzando» il Movimento 5 Stelle.
E i pessimi risultati in Abruzzo e Sardegna dei grillini ne potrebbero essere un effetto oggettivo. Quindi le rassicurazioni sulla tenuta del governo servono più che altro a tranquillizzare un alleato (i grillini di Di Maio) in piena crisi di nervi.
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