M ancano due mesi esatti allo scoccare del primo anniversario della guerra di Ucraina che ora anche l'aggressore Vladimir Puntin si è acconciato a definire tale: guerra appunto. Due mesi che il presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky e il suo entourage trascorreranno da un lato cerchando di riconquistare la maggiore quantità di territorio ai nemici e dall'altro lavorando a un piano di pace che potrebbero presentare proprio il 24 febbraio 2023.
Naturalmente le due strade si sovrappongono. Zelensky vorrebbe a tutti i costi arrivare a quel giorno di fine febbraio con in mano carte migliori di oggi, in modo da poter dettare le sue condizioni, naturalmente potendo contare sul fortissimo appoggio dell'Occidente e in particolare dell'amministrazione Biden, ribadita nei giorni scorsi in occasione del viaggio del leader ucraino a Washington. Un'escursione - la prima in dieci mesi di guerra fuori dal territorio ucraino da parte di Zelensky - che sembra esser stata un'iniezione di coraggio per l'ex attore che ha sentito la simpatia e l'ammirazione del popolo americano riscaldargli il cuore.
La bozza di piano di Zelensky è in dieci punti che ricalcano quelli già presentati dal presidente agli altri leader nel corso del G20 degli scorsi 15 e 16 novembre a Bali, in Indonesia, in dei documenti tradotti nelle varie lingue perché nessuno equivocasse: la sicurezza dalle radiazioni nucleari, quella delle forniture di cibo e di energia, il rilascio di tutti i prigionieri di guerra e i deportati ucraini in mano russa, il ritorno all'integrità del territorio ucraino secondo i confini precedenti non solo all'invasione del 24 febbraio ma anche al 2014, anno della annessione della Crimes alla Russia, in rispetto della carta delle Nazioni Unite, il ritiro totale di tutte le truppe russe dal territorio dell'Ucraina, la persecuzione per i crimini di guerra compiuti da Mosca, la protezione dai crimini ambientali compiuti dai russi in Ucraina, una nuova architettura internazionale che garantisca il Paese da future nuove aggressioni e infine la firma del trattato di pace vero e proprio. Insomma, un dossier che non è solo una polizza sulla vita per Kiev ma anche un atto di condanna per Mosca, inchiodata alle sue responsabilità per il conflitto.
Di questo piano in dieci punti si è parlato anche a Washington nel corso della visita-lampo di Zelensky. Il segretario di Stato americano Antony Blinken ieri lo ha definito «un buon inizio», una lista di «cose che tutti dovrebbero essere in grado, in un modo o nell'altro, di sottoscrivere». Blinken ha detto di aver discusso la proposta di pace dell'Ucraina anche con i suoi colleghi del G7. Il segretario di Stato non ha parlato di tempistica, probabile che ci sarà un nuovo incontro tra Zelensky e Biden a inizio 2023, anche se su questa road map grava l'ombra del disiinteresse della Russia che, parole di Blinken, «non ha mostrato alcun interesse significativo nella diplomazia per porre fine alla guerra».
Da parte sua il Cremlino, per voce del portavoce Dmitri Peskov, riferisce di non essere al corrente di piani di pace redatti da Kiev e che comunque Zelensky non sembra «tener conto della realtà attuale». E anche l'ambasciatore russo a Washington Anatoly Antonov in un'intervista alla Tass è assai negativo.
Definisce l'incontro tra Zelensky e Biden «uno spettacolo teatrale» in cui le due parti «hanno dimostrato che non sono pronte per la pace, ma sono concentrate sulla guerra». E Vladimir Putin sprona le industrie della difesa di migliorare le forniture di armamenti ai soldati «in tempi rapidi». Non proprio un messaggio di pace imminente.
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