Polizia privata e processi lampo: il modello inglese anti-hooligan

La legge speciale dopo la tragedia dell’Heysel: creata una unità di spionaggio, il servizio d’ordine dei club e pene severe per i violenti

Polizia privata e processi lampo: il modello inglese anti-hooligan

Londra - Qualcuno sostiene che in Inghilterra il calcio sia diventato uno sport per il ceto medio-alto in seguito all’enorme successo di Febbre a 90’, lo splendido diario autobiografico di Nick Hornby. Gli anni che fanno da sfondo a questo bestseller – campionato ’88-89 - sono tra i peggiori per quanto riguarda il fenomeno degli hooligan, ma quando il libro esce all’inizio del 2000, la Gran Bretagna è già fuori dal tunnel. E sì, la media borghesia è ritornata negli stadi, ma non solo grazie a Hornby. Ci sono voluti anni di repressione e prevenzione per riportare la calma su un terreno minato.
Gli ultrà d’Oltremanica hanno dato molto filo da torcere ai governi britannici dell’ultimo trentennio: quando quella certa mania di prendersi a cazzotti diffusa nella working class si è trasformata in guerriglia urbana, il fenomeno non è stato più tollerabile. Nel 1985, la tragedia dell’Heysel in Belgio, dove nella finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool muoiono 39 italiani, si conclude con il bando per cinque anni delle squadre inglesi da tutte le gare internazionali. L’allora Primo ministro Margaret Thatcher si rivela più che mai in quel momento una lady di ferro anche se non impedisce che le competizioni continuino a livello nazionale. Così gli episodi di vandalismo si ripetono in casa, culminando con un altro disastro di proporzioni ancora maggiori. Quattro anni dopo la strage dell’Heysel, a Hillsborough, 96 persone rimangono sul campo a causa degli scontri tra tifosi durante la semifinale tra Nottingham Forest e Liverpool.
Da allora a oggi le cose in Inghilterra sono molto cambiate. Gli hooligan di un tempo non esistono quasi più, quelli che ancora creano dei problemi fanno parte di una nuova generazione nata intorno al 2003, diversa da quella di un tempo. «Soldati» del pallone, come li ha descritti qualche anno fa l’Independent, che spesso agiscono individualmente. I tafferugli ormai si verificano quasi soltanto all’estero dove il controllo della polizia nazionale non riesce ad arrivare. Negli stadi, invece, il fenomeno è ormai debellato grazie a una lunga serie di misure di sicurezza. In primo luogo, gli inglesi hanno rivisto gli impianti. Gli stadi sono stati completamente ristrutturati, tra campo di gioco e tribuna non c’è alcuna barriera, in ogni settore il pubblico ha il suo seggiolino, la capienza è stata fissata quasi sempre entro i 40mila posti. Ma soprattutto, ogni stadio è dotato di telecamere a circuito chiuso. La società britannica è una delle più controllate, a partire dai campi da gioco. Chi sgarra viene ripreso anche grazie a sistemi d’individuazione molto sofisticati. Dal 1989, inoltre, esiste una squadra speciale anti-hooligan, la National Football Intelligence Unit, che dipende direttamente da Scotland Yard i cui agenti viaggiano sempre al seguito della tifoseria bloccando i più violenti. In questo modo sono stati schedati circa 7mila tifosi. Anche i club sono stati responsabilizzati: a loro è vietato il contatto con la tifoseria mentre gli è stata affidata la responsabilità della sorveglianza interna degli impianti con degli uomini in diretto collegamento con la polizia. Il costo dei biglietti, poi, è stato aumentato di molto. Nella cultura britannica, infine, la delazione a fin di bene, non è una vergogna. È stato quindi un vero successo il numero verde attivato da un gruppo di privati a cui chiunque può telefonare per segnalare episodi e persone sospette. In dieci anni sono stati catturati così più di 15mila estremisti della tifoseria. Anche la legislazione è stata adeguata al fenomeno. Nel 1991 è stato introdotto il Football Offences Act che consente alla polizia di arrestare e far processare per direttissima i tifosi, anche solamente per violenze verbali.

L’ultimo passo per tentare di arginare anche all’estero le intemperanze dei propri connazionali è stato fatto proprio dal Premier Tony Blair con il Football Disorder Act. Si tratta di una legge che concede poteri diffusi a Scotland Yard, i cui agenti sono ora in grado di sequestrare il passaporto di un sospetto anche 5 giorni prima di una trasferta all’estero.

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