Pop. Italiana, torna la linea dell’autonomia

Gronchi: «Abbiamo quattro offerte, ma cinque opzioni, perché tutto il cda ha l’indipendenza nel cuore».

Massimo Restelli

da Milano

Ci sono «cinque opzioni» all’orizzonte di Banca Popolare Italiana che conferma le stime per l’anno in corso e «crede con fermezza» nel cammino in autonomia tracciato dal proprio piano industriale. Snocciolando l’ultima semestrale (92 milioni l’utile) l’amministratore delegato Divo Gronchi raffredda le aspettative sulla politica di alleanze avviata prima dell’estate. Abbastanza, malgrado non sia chiaro quanto pesi a questo punto la tattica negoziale, per persuadere Piazza Affari che a Lodi prevarrà la difesa a oltranza. Tanto che il titolo, incurante del debutto nell’indice S&P/Mib, ha perso il 2% tra scambi intensi (2% del capitale).
L’impressione è infatti che, sebbene il proposito del cda sia esaminare la questione in «tempi ravvicinati», potrebbe non essere mai stilata una reale short list scremando tra le quattro proposte fatte recapitare da Bipiemme (più 1,5%), Popolare Emilia Romagna, Popolari Unite e Bpvn. Il pallino è ancora nelle mani dei consulenti (Mediobanca e Rothschild) ma la priorità di Lodi è al momento rispondere ai rilievi mossi da Bankitalia dopo la lunga ispezione conseguente all’era Fiorani. Osservazioni che promettono di monopolizzare i due appuntamenti del consiglio di amministrazione previsti entro fine mese. Ecco perché, anche se la prima riunione del board è in agenda domani, con ogni probabilità il dossier alleanze sarà rispolverato solo a inizio ottobre, una volta recapitata la propria risposta a via Nazionale.
Mantenere il gruppo autonomo «è nel cuore di tutti i consiglieri» ha assicurato Gronchi, sottolineando come l’istituto abbia dinanzi «cinque opportunità e non quattro». Il colosso che nascerà dall’asse Intesa-Sanpaolo rende doveroso verificare «se esistono le condizioni per creare anche nell’ambito delle banche popolari un progetto di rilevanza nazionale» ha proseguito il banchiere secondo cui le aggregazioni sono però «un’opportunità, non una necessità». Materializzare un polo forte nel credito cooperativo è un progetto che è stato a lungo accarezzato dalla Vigilanza ma Gronchi ha preferito non sbilanciarsi in percentuali tra la prospettiva del matrimonio o la difesa della propria indipendenza, anche se certo pensare a un accordo a tre sarebbe ancora più arduo.
Da affrontare anche l’aspetto economico delle quattro offerte, tutte di «grande rispetto» per Bpi che intende però ora capire le prospettive sul lungo periodo.

Dal punto di vista tecnico in caso di integrazione potrebbero esserci un dividendo straordinario o un conguaglio in denaro ma intanto Lodi prosegue il cammino di rilancio: il gruppo pensa di riacquistare parte del proprio debito subordinato e a novembre dovrebbe «cancellare» 300 milioni. Fiducia è anche sugli scogli Kamps e Magiste.

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