Gentile direttore,
il Giornale del 26 febbraio scorso critica il trattamento riconosciuto ai giudici costituzionali, e in particolare agli ex giudici (i cosiddetti "emeriti"), come espressione de L'Italia dei privilegi. È mia abitudine rispettare l'esercizio del diritto di critica, e non ho difficoltà a riconoscere che il trattamento e gli eventuali benefìci corrisposti alle ex cariche della Repubblica (della Corte costituzionale, e non solo) pongono una questione seria, di ordine generale, che è giusto affrontare, sia sul piano normativo sia sui mezzi di informazione, tanto più in tempi di crisi economica di così ampia portata. I miei interlocutori sanno che da tempo segnalo la questione, non solo all'interno della Corte costituzionale, della quale sono onorato di aver fatto parte fino ai giorni scorsi.
Però occorre affrontare questi argomenti con precisione e lealtà, almeno pari alla trasparenza che, giustamente, si richiede alle istituzioni. L'articolo, e più ancora il titolo e il sommario (Consulta, tre mesi da presidente e la pensione diventa da nababbi - Flick lascia dopo aver svolto la funzione per soli 60 giorni effettivi. E così ora sono 16 i grandi ex con superliquidazioni e autisti) inducono il lettore a credere che la liquidazione e la pensione dell'ex presidente Flick, e degli altri 15 ex-presidenti suoi predecessori, siano maggiori rispetto al trattamento che avrebbero ricevuto se avessero concluso il mandato alla Corte costituzionale da "semplici" giudici.
Non è così, e già al momento dell'elezione, quando questa inesattezza fu espressa da altri quotidiani, avevo avuto modo di precisarlo: la retribuzione del presidente della Corte costituzionale è identica a quella del giudice, e su questa retribuzione vengono calcolate sia la liquidazione (il Trattamento di fine rapporto) sia la pensione (o la quota di pensione) maturata. Il presidente riceve altresì un'indennità di rappresentanza, pari a un quinto della retribuzione, che si esaurisce con il mandato e non è pensionabile, né incide sulla liquidazione. Naturalmente si può anche discutere sull'opportunità e, tantoppiù, sulla necessità di tale indennità (che ho ricevuto per tre mesi, per un totale di 10mila euro al netto delle ritenute fiscali); e infatti avevo immediatamente espresso il desiderio di rinunciarvi. Ma poiché l'indennità è prevista dalla legge, e appariva più complesso rifiutarla che riscuoterla, ho dato disposizione di utilizzarla effettivamente per il pagamento di tutte le spese di rappresentanza in occasione della pur breve presidenza, che altrimenti avrebbero gravato sulle spese generali della Corte: per esempio il pranzo con i 25 ambasciatori dell'Unione europea, a simbolica chiusura del 60° anniversario della Costituzione e quale auspicio per la prossima entrata in vigore del Trattato di Lisbona.
Una volta cessato il mandato, non vi è alcuna differenza di trattamento tra gli ex giudici, che siano stati o meno presidenti. E tutti usufruiscono dell'auto di servizio con autista. Benefit certamente discutibile, ma che nulla ha a che fare con la presidenza e la sua durata.
Gentile presidente Giovanni Maria Flick, prendiamo atto con soddisfazione che anche secondo lei «il trattamento e gli eventuali benefici corrisposti alle ex cariche della Repubblica (della Corte costituzionale e non solo) pongono una questione seria, di ordine generale, che è giusto affrontare, sia sul piano normativo sia sui mezzi di informazione, tanto più in tempi di crisi economica di così ampia portata».
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