Primocanale va «in onda» al Senato

Entro 18 mesi la Corte di giustizia europea si pronuncerà sull’assegnazione del servizio pubblico locale

Primocanale va «in onda» al Senato

Una legge nazionale che, sulla base dell’evoluzione del mercato radiotelevisivo, disciplini di conseguenza, in particolare per quanto riguarda l’assegnazione del servizio pubblico in ambito regionale: lo ha chiesto ancora una volta con forza l’emittente Primocanale che ieri, con il suo presidente Maurizio Rossi, è «andata in onda» in Senato, davanti ai componenti dell’ottava Commissione Lavori Pubblici e Comunicazioni. L’audizione - un evento in «prima» assoluta per questo tipo di problematiche - ha dato modo alla principale televisione regionale ligure di esporre ai senatori, impegnati nell’esame del disegno di legge sulla riforma del sistema televisivo, la situazione del mercato alla vigilia dell’introduzione del digitale terrestre e «le tre storture che vanno corrette: i finanziamenti alla tv pubblica per le attività in ambito regionale, le diverse programmazioni locali di Raitre, e l’assegnazione senza gara delle attività di servizio pubblico della Rai da parte delle Regioni (che dovrebbero essere chiamate a legiferare sull’informazione locale)». Rossi è stato lapidario, e ha riscontrato «grande attenzione e disponibilità» da parte dei commissari: «Ho chiesto ai senatori - sottolinea da Roma il presidente di Primocanale - quello che rivendichiamo nei tribunali italiani ed europei, e cioè il rispetto anche in ambito regionale delle regole del pluralismo e del mercato, applicate finora solo in ambito nazionale. La Rai ha una posizione dominante a livello regionale che impedisce lo sviluppo di altri soggetti. Eppure - insiste Rossi - esiste da decenni un polo televisivo alternativo a Rai e Mediaset, è quello delle tv regionali, ma si fa di tutto per impedirne lo sviluppo. Le nuove norme per la Rai e quelle per il digitale, contenute in due diversi disegni di legge, sono le ultime occasioni per dare una chance agli editori regionali». Sono i rilievi che Primocanale, assistita dallo studio legale Conte e Giacomini, ha posto a suo tempo al tribunale di Genova chiedendo e ottenendo - anche questa è una «prima» assoluta - che venissero sottoposti alla Corte di giustizia europea.
Ed è proprio questa Corte che, entro 18 mesi (ma probabilmente anche prima) dovrà emettere una sentenza sulla legittimità del canone Rai in ambito regionale, sulle programmazioni diversificate di Raitre e sull’assegnazione del servizio pubblico radiotelevisivo in ambito regionale, con un pronunciamento che farà comunque testo a livello comunitario, in quanto «vincolo immediato e diretto all’interpretazione dei giudici nazionali che saranno tenuti a disapplicare le normative in contrasto coni principi della sentenza». La battaglia di Primocanale è entrata nel vivo nel momento in cui - correva l’anno 2005 - la Rai ha chiesto i danni per presunta concorrenza sleale in relazione alla campagna pubblicitaria all’insegna dello slogan: «Noi non abbiamo i minuti contati», che sosteneva come l’emittente privata dedicasse all'informazione più spazio e tempo dell'emittente pubblica. «Sul servizio pubblico locale c’è vuoto legislativo.

Noi ci sentiamo vittime di un illecito concorrenziale - conclude Rossi -. E con i soldi del canone, cioè un contributo pubblico, la Rai in sede regionale fa concorrenza agli editori privati in violazione dello spirito e della lettera delle normative europee».

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