Prodi salvato dalle due finte Leghe

Alleanza Lombarda e la Liga Fronte Veneto portano all’Unione 66 mila preferenze decisive

Paolo Bracalini

Il trucco è riuscito. Le finte Leghe hanno portato all’Unione più di 180 mila voti. Alla Camera, dove il centrosinistra ha un vantaggio di appena 25 mila voti, l’Alleanza Lombarda e la Liga Fronte Veneto, ramoscelli nordici dell’Ulivo prodiano, hanno contribuito con 66.590 preferenze. In poche parole, i leghisti dell’Unione hanno fatto la differenza, contando anche sull’equivoco dei simboli. Quello della Lega per l’autonomia - Alleanza Lombarda, dove in caratteri grandi, sopra la bandiera di San Giorgio, sono scritti solo «Lega» e «Lombarda». E quello della Liga fronte Veneto, con la parola «Liga» e il leone di San Marco in mostra, fac simile della Liga Veneta di Giampaolo Gobbo, costola regionale del partito di Umberto Bossi.
Al Senato, solo in Lombardia, la “Lega” ha preso 90 mila voti, equivalenti all’1,5 per cento. Il clone dello storico movimento indipendentista veneto, invece, ne ha presi 23 mila. Ma i voti ottenuti dai due partitini al Senato, in tutto circa 114 mila, sono meno influenti. Il premio di maggioranza per Palazzo Madama viene assegnato a livello regionale, e nelle circoscrizioni lombarde e venete in cui le finte Leghe si sono presentate la Cdl ha stravinto. Il vero effetto è invece alla Camera, dove il premio viene conteggiato a livello nazionale. Qui l’Alleanza lombarda ha “sottratto” alla Lega Nord e al centrodestra 44.580 voti, pari allo 0,1 per cento. E nei due collegi veneti dove si è presentata la Liga tarocca ne ha presi altri 22mila. In totale, se questi voti fossero andati alla Lega di Bossi, la Cdl alla Camera avrebbe la maggioranza del 49,9 per cento contro il 49,6 dell’Unione, con relativo bonus di seggi.
Ragionamento ipotetico, ma non troppo. A fine febbraio l’ufficio elettorale del Viminale aveva ricusato 17 simboli perchè troppo simili ad altri già presentati. Tra questi, appunto, anche la l’Alleanza Lombarda. Il ricorso della Lega nord, non il primo contro la lista di Elidio De Paoli, non è stato accettato, nonostante le rassicurazioni ricevute da Pisanu sull’esclusione del simbolo ingannevole dalle liste. Per questo tra i militanti della Lega, e anche tra i vertici di via Bellerio, si parla di voto «truffa». E ieri la Padania, in prima pagina, ha definito la vicenda «un gigantesco inganno nei confronti degli elettori», mettendo a confronto i due risultati con e senza i «voti patacca».
Già nel 2002 il Carroccio aveva fatto ricorso contro la Lega Lombarda di De Paoli, ma anche in quel caso senza successo. Il Tribunale di Brescia respinse la richiesta perché i simboli (l’Alberto da Giussano, il sole delle Alpi, il leone di San Marco) e i nomi (Lega, Nord, Padania, Lombardia) sarebbero «patrimonio comune» e non un copyright leghista.

L’Alleanza Lombarda si era già presentata nel 2001, eleggendo un unico senatore nel gruppo misto. Questa volta non conquista nessun seggio, così come la Liga di Fabrizio Comencini, fuoriuscito bossiano nel ’98. Ma insieme, per quanto piccoli, fanno un bel regalo di Pasqua al Professore.

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