Lo specchio come «strumento» attraverso cui si costruisce la conoscenza di sé e del mondo, come immagine da cui trarre energia e forza (quando va bene) o angoscia, è il tema di una delle mostre organizzate dal Festival della Scienza di Genova e da Enel: Specchi. Scienza e coscienza allo specchio, Palazzo della Borsa, Sala delle Grida, via XX Settembre 44, dal 26 ottobre al 7 novembre.
Lo specchio, dunque, il grande protagonista, della mostra, non è solo, come in Lewis Carroll, confine tra la nostra quotidianità e una misteriosa «altra parte», ma anche mezzo per comprendere i nodi più affascinanti della psicologia (lo specchio di Narciso...) dell'arte e della scienza contemporanee: «Ho sempre avuto paura degli specchi. Quandero ragazzino, in casa mia cera una cosa terribile. Nella mia stanza avevo tre enormi specchi», confessava Borges. Proprio per questo il percorso si snoda attraverso esperimenti scientifici e opere di grandi artisti e fotografi: Kertesz, Pistoletto, Mari, Vigo, Donzelli, Griffith, De Vecchi e tanti altri. Il risultato è un dialogo serrato tra arte e scienza che risponde a domande e suggestioni di tutti. Che cosè il sé? Unentità, un «occhio» interno? O un costrutto, un'ipotesi? Come e quando si forma l'autocoscienza? Gli animali hanno coscienza di sé? E i bambini?
La prima sezione mostra quanto siano importanti gli specchi per rispondere a queste domande e quanto sia problematico nei bambini - e impossibile per la maggior parte degli animali - il riconoscimento di sé allo specchio che, secondo gli scienziati, accompagna levolversi dell'autocoscienza.
A Palazzo della Borsa non mancheranno certo gli effetti speciali: nel true mirror, che non inverte le immagini, sarà anche possibile vedersi «come ci vedono gli altri», oppure osservarsi di spalle, di lato o da prospettive diverse in uno specchio che ritarda la restituzione dell'immagine riflessa. Nello specchio arriviamo alla fine a conoscerci, ma possiamo anche cambiare, trasformarci, perderci... Perché anche questi bizzarri elementi riflettenti possono avere preconcetti e ingannarci.
Si tratta di un grande tema, affrontato nella seconda sezione, in cui i visitatori potranno travestirsi davanti a specchi deformanti e sperimentare le diverse «realtà» cui essi rimandano. Scoprendo come, grazie a queste capacità d«ingannare» il cervello, neurofisiologi come Vilayanur Ramachandran sono riusciti a curare certe patologie, come quelle degli «arti fantasma».
Il tema finale della mostra è l«enigma» degli specchi, quella proprietà dinvertire le immagini, scambiando destra e sinistra, sopra e sotto. Si avrà così la possibilità di sperimentare il mondo «sottosopra» indossando occhiali che rovesciano la visuale, come già fece nell'Ottocento George M. Stratton; di scrivere allo specchio come Leonardo da Vinci, di capovolgere la simmetria degli oggetti, delle figure, delle parole, del proprio volto; e, in ultimo, di moltiplicare la propria immagine all'infinito, in ciascuna delle tre dimensioni.
In una mostra dimmagini non poteva certo mancare il cinema, con la proiezione delle più famose sequenze in cui lo specchio è protagonista: da La signora di Shangai a Pat Garrett e Billy the Kid, da Nosferatu a Ridolini, Tati, Kubrick, i fratelli Marx, Mankievicz, Disney («Specchio, servo delle mie brame, chi è la più bella del reame?», nella favola di Biancaneve) e molti altri.
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