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Quei paradisi per turisti ridotti a deserto spettrale

La SpeziaIl casello autostradale spezzino è una sorta di babele di sirene e grida, la polizia stradale forma colonne di mezzi di soccorso da «lanciare» verso le zone più colpite dell’emergenza. Qui inizia il nostro viaggio verso il dramma della provincia spezzina, partendo dalla Val di Vara. In colonna dietro un gruppo di tecnici dell’azienda del gas che devono correre a Borghetto Vara perché ha ceduto il metanodotto e si rischia un’esplosione, attraversare l’autostrada A12 è molto complesso, ci sono almeno dieci frane, di cui una colossale. Il traffico è aperto solo ai mezzi di soccorso, ma anche questi devono seguire tracciati sicuri e muoversi in gruppo.
L’arrivo a Brugnato, piccola vallata produttiva ricca di aziende e strutture artigianali, è drammatico. L’autostrada sembra un campo di battaglia e serve attingere al vocabolario tipico della guerra per spiegare cosa sta accadendo a chi è rimasto in città. Ci sono auto scaraventate dalla furia delle acque nei campi e lungo le rampe del raccordo, l’ingresso nel tracciato urbano è impossibile, una montagna di fango ha chiuso ogni possibilità di arrivare a Brugnato con dei mezzi. Toccherà ad enormi ruspe ed escavatori lavorare tutto il giorno e la notte per liberare l’area. Complicato camminare anche a piedi, se si sprofonda nel fango è difficile uscire. Un anziano che vaga a vuoto in cerca del suo borgo che non c’è più resta imprigionato con gli stivali, un fotografo lo aiuta ad uscire, poi arrivano dei volontari della protezione civile per convincerlo a tornare a casa. Gli chiedono dove abiti, lui risponde che la sua strada l’ha portata via il fiume. Il grande caseificio, simbolo della «valle del biologico», è cancellato dalla terra, resta solo un’insegna piegata. Una casa poco oltre è sventrata, dove una volta vi era la cucina ora corre il fiume. Un uomo è in mezzo a ciò che resta della strada per segnalare una cisterna di gas che è finita contro la sua casa. È il suo camion, è carico di gas, lui e la sua famiglia sono vivi per miracolo, ma c’è ancora pericolo di esplosioni. Girandosi attorno non si comprende dove sia il paese, non ci sono più le strade, sembra che le case siano all’interno del greto di un fiume.
In qualche modo è possibile arrivare dall’altra parte del fiume Vara, a Borghetto, dove tre persone sono ancora sotto le macerie e dove i vigili del fuoco stanno estraendo altri tre cadaveri dalle case del centro storico. Qui la situazione è critica, il fango ha cancellato sia il borgo che la voglia di reagire. È un mare di acqua che ha svuotato le case, i negozi e cancellato l’aspetto normale di un luogo. La farmacia, così come i bar o la chiesa sono solo mura, scatole vuote. Al posto delle porte, delle vetrine vi sono cumuli di detriti. Un paese fantasma, anche se fra le macerie di Borghetto si aggirano in molti, alla ricerca di chi è ancora sepolto, alla ricerca dei morti.
Lungo la costa, i paradisi delle Cinque Terre non ci sono più. A Monterosso si arriva solo via mare. Il bel borgo conosciuto in tutto il mondo ha visto i propri carruggi trasformarsi in canali d’acqua melmosa. A Vernazza dei negozi restano solo le insegne più alte, poi è solo miseria e distruzione. Si cammina sopra alla vita quotidiana: sopra le mura e le merci distrutte del fruttivendolo, sopra il banco del panettiere, sopra la serranda dell’elettricista. C’è chi accusa: «Da quando abbiamo dato l’allarme, alle due di pomeriggio, a quando sono arrivati i primi soccorsi, sono passate almeno dieci ore».

In mezzo, l’inferno che ha travolto una provincia intera, dalla foce del Magra con metà valle allagata, all’entroterra della Val di Vara per arrivare sino alle Cinque Terre: un disastro che resterà una cicatrice perenne.

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