Per Diana Damrau, bavarese, 42 anni, questo è l'anno di Traviata. Ha debuttato il ruolo del titolo in primavera, al Met di New York, lo ha riproposto a Zurigo. Dopo le settimane scaligere sarà di nuovo Violetta a Parigi e a Londra. Sulla voce non ci sono dubbi, è uno splendido «soprano di coloratura» (ovvero che è in grado d'eseguire una serie di ornamenti virtuosistici su una parola o su una sillaba), tra le migliori Regina della Notte (Flauto Magico/Mozart) in campo. Daniele Gatti, il direttore di questa produzione, sta elogiando senza riserve la scioltezza e intelligenza d'attrice di questa artista. Perché questa cantante navigata, di conclamato successo, ha aspettato così tanto prima di essere Violetta? Perché, ha spiegato lei, è un ruolo che richiede maturità di donna oltre che d'artista. Effettivamente, proprio in questi ultimi tre anni, la Damrau ha aggiunto qualche tassello importante alla sua figura femminile. Nel 2010 si è sposata con il basso francese Nicolas Testé e ha avuto il figlio Alexander. Nel 2012 è nato anche Colyn, venuto alla luce proprio quando avrebbe dovuto debuttare Violetta. Con La Traviata, ha spiegato, fu un colpo di fulmine, è l'opera che ha convinto la Damrau a fare la cantante. Una passione scoppiata non in teatro, ma in tv, seguendo La Traviata di Zeffirelli con Domingo e Teresa Stratas. Lei difende a spada tratta il suo personaggio, per certi aspetti scomodo: quasi un'escort dell'Ottocento. Chiarisce che fu donna di piacere ma anche d'intelletto, come tante sue colleghe avviate alla carriera per intrattenere a tutto tondo.
Milano ben conosce Diana Damrau, in particolare dopo l'Europa riconosciuta diretta da Riccardo Muti. Fu proprio lei a vestire i panni di Europa nell'opera prescelta per aprire il Teatro alla Scala rinnovato, dunque il 7 dicembre 2004.
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