Silvia Marchetti
Sorpresa: corse saltate. Ultimamente capita spesso ai pendolari di arrivare alla nuova stazione di Montebello e di scoprire che alcuni treni per piazzale Flaminio sono stati soppressi. Specie da quando il sindaco ha inaugurato la nuova tratta urbana della ferrovia Roma-Viterbo, pubblicizzandola come il fiore allocchiello dei trasporti romani. Venerdì sono saltate numerose corse mattutine in orari «critici» di bassa frequenza, causando ai passeggeri un tempo di attesa (e un ritardo) di più di mezzora. Idem giovedì e lunedì. Il motivo? Manca il personale: i nuovi capi-treno saranno pronti solo a maggio, dopo aver terminato il corso di formazione. Ai residenti della via Flaminia, per i quali il trenino Roma-Nord è lunico asse ferroviario per il centro, si prospettano così altre settimane di caos.
Sembra il remake della Roma-Pantano: si allungano i binari, si inaugurano nuove stazioni ma non cè personale a sufficienza. Veltroni, per la seconda volta e di nuovo per motivi puramente elettorali, ha fatto così il passo più lungo della gamba. Laspetto più intollerabile del caso Montebello è la gestione dei disagi. Ormai, a settimana cè una media di tre-quattro giorni di «disservizio» ma a informare la gente cè solo un minuscolo biglietto affisso nel corridoio della stazione. Chi non lo vede, aspetta invano una corsa che non cè. Il disagio aumenta nelle fasce orarie di bassa frequenza, quando cè un treno ogni 20 minuti invece di 10 (e non 8 come sostiene Veltroni). Inoltre, non cè una logica: le corse vengono soppresse sempre in orari differenti.
«Dipende da quanti macchinisti sono in servizio - ammette un responsabile della stazione di Montebello -, il personale è limitato e quelli nuovi stanno facendo il corso di formazione. Questa situazione continuerà ancora a lungo, di sicuro fino alla fine di aprile». Ironico, aggiunge che «almeno ora, quando vengono soppressi i treni, si mettono degli avvisi. Prima le corse saltavano e basta e la gente non ne sapeva niente». Magra consolazione, per chi è costretto a rinunciare agli appuntamenti: «Laltro giorno ho perso una visita medica», racconta una signora in attesa sui binari. La mattina la gente ha il terrore di trovare la solita «sorpresa». E a piazzale Flaminio la situazione è ancora più critica: nel pomeriggio, specie nelle ore di punta quando gli uffici chiudono e si torna a casa, capita spesso che due corse vengano accorpate in una sola con il risultato che i vagoni straripano di gente costretta a stare in piedi ammassata.
Ma anche nei giorni di servizio ordinario le cose non vanno certo alla grande.
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