Leggi il settimanale

Quella cucina «perfetta» che rassicura

di Luca Doninelli

Nel momento in cui la trasmissione del sapere (scuola, università) conosce una crisi senza precedenti, ecco che fioriscono le scuole di scrittura creativa, quelle di cucina e, in generale, tutte quelle che promettono regole pratiche sicure: per scrivere un romanzo, per cucinare la fricassea, o per le necessità della vita (come fare se il marito ti tradisce, come fare se sei depresso, come fare se tuo figlio porta un 4 a casa, come fare se tuo figlio porta un 4 a casa o se trovi della marijuana nelle sue tasche...). È l’eterna paura dell’uomo per il Caos, il Nulla, il Disordine Universale, il Grande Buco Nero. E allora, dai libri alla televisione (soprattutto la televisione) via con le ricette. Le ricette ci servono perché grazie a esse ritagliamo nel grande marasma un pezzettino di mondo ordinato. In questo pezzettino le cose funzionano bene: l’aglio non brucia, gli spaghetti sono al dente, la tovaglia s’intona al menù e il vino è sempre quello giusto. Nelle cucine televisive tutto è sempre perfetto, rassicurante. Dalla ricetta per scrivere capolavori ai capolavori fatti di ricette. Inoltre, è bene che il verbo «mangiare» venga coniugato in entrambe le forme, quella attiva e quella passiva. Le crude e sagge fiabe che mi raccontavano i nonni parlavano di bambini che rischiavano di essere mangiati.

Ricordate Hansel e Gretel? Ricordate gli orchi? Mangiare non vuol dire solo nutrirsi: vuol dire anche (almeno provvisoriamente) non essere mangiati. Una bella tavola festosa, una preparazione scrupolosa dei piatti, un controllo degli ingredienti, un vino di qualità servono anche a questo: a tenere lontani gli orchi.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica