Quelle «Chansons d’amour» prigioniere della Nouvelle Vague

da Cannes

Nel 2003 Il ritorno di Andrej Zvjagincev vinse il Leone d’oro, contro Buongiorno, notte di Marco Bellocchio, provocando una crisi nel regista italiano e nei suoi scalmanati tifosi. Ora il nuovo film di Zvjagincev, La messa al bando, concorre al Festival di Cannes e uno dei giurati è Bellocchio! La messa al bando ha gli stessi pregi, specie visivi, e gli stessi difetti, specie di ritmo, del Ritorno: è un bel film da Festival, che non esita a perdere lo spettatore per strada e per sonno.
Il primo film francese in concorso, Les Chansons d’amour di Christophe Honoré, è invece tutt’altro.

Ma di gran lunga è meglio il russo, con due ore e mezza che sembran cinque, che il breve francese tutto ricalchi della prima Nouvelle vague (fin dai titoli di testa, solo cognomi in maiuscolo grande) e luoghi comuni del parisianisme, più canzoni di chi non canta per mestiere e trasgressioni gratuite: si va a letto in tre, ma lo spettatore può solo immaginare perché. Il personaggio di Ludivine Sagnier è allumeuse fino al rapido decesso per infarto; quello di Louis Garrel noioso fino alla fine del film.

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