Rabbia ed eleganza: galà punk della Nannini

Parte la tournée della cantante senese. Tutto esaurito per il debutto milanese dopo la maternità. La scenografia "scaligera" sottolinea il suono dei chitarroni che si mescola all'orchestra d'archi. Successo per i nuovi brani e classici come "Fotoromanza"

Rabbia ed eleganza: galà punk della Nannini

Se lo dice lei, se Gianna Nannini in persona dice che questo è il concerto «più bello che abbia mai preparato», lei che è sempre entusiasta degli altri e quasi mai di se stessa, allora c’è da crederci: e difatti quando i tre grandi schermi incorniciati come quadri, qui sopra il suo palco del Forum, si illuminano d’un botto, non sembra, d’accordo, «di essere alla Scala» come vorrebbe lei, ma poco ci manca. Arriva accompagnata dal pulsare del cuore di sua figlia Penelope registrato nell’ultima ecografia prima del parto (come nella chiusa del cd Io e te). Un’emozione che lascia tutti a bocca aperta. Certo, mai vista una Nannini così, 56 anni di zecca, immune a tutti i bla bla sulla maternità esagerata e dolce, comunque autenticamente rock se il rock è onestà d’intenti e ruvidezza di modi.

Qualcuno diceva - e un po’ lei ci ha marciato - che il concerto al Forum sarebbe stato il battesimo di sua figlia Penelope ma figurarsi: solo musica, bei chitarroni e archi diretti dal fenomeno Wil Malone (uno che produsse i Black Sabbath e poi pure i Take That), una sezione ritmica coi fiocchi visto che ci sono Francis Hilton degli Incognito al basso e Thomas Lang della Steve Hackett Band alla batteria, e ai cori gli 11mila che hanno aspettato questo concerto sin da quando il nuovo cd Io e te ha iniziato a diventare disco di platino una e poi anche due volte. Tutto esaurito. Stasera pure. Domani qualche posto ancora in vendita, ma robetta. «Inizia il mio tour che andrà dopo tanto tempo anche all’estero. So che Vittorio Sgarbi mi sta cercando, ma non potrò partecipare al suo show su Raiuno». Se è vero che la musica, tutta la musica e pure i musicisti, dimostrano spesso un’età diversa da quella anagrafica, Gianna Nannini è nell’età dell’oro visto che la sua voce, e già le canzoni dell’album lo dimostrano, è più rotonda, perfino più aggraziata anche quando strilla il Sei nell’animaaaa che rimbomba fuori fino ad Assago, insomma aurea e scintillante.

«Durante la gravidanza il sangue circola meglio e la voce di conseguenza migliora: e io ho registrato quando ancora il pancione non comprimeva troppo il diaframma». Magari sul palco rimbalza di meno, lei comunque secca come un fuscello, saltella con meno frequenza ed è quindi meno punk nel senso di Iggy Pop, roba che le è sempre piaciuta sin da quando allo scientifico di Siena con i compagni parlava solo di musica e specialmente di quella musica lì, muscolosa. Ma ora è una gran dama, una primadonna che si protegge dall’orgasmo del pubblico per non lasciar mai calare la tensione e mantenerla per due ore ben dentro a uno show che sembra internazionale, curato com’è nella scenografia da Patrick Woodroffe, uno che ha già preparato, per dire, i palchi di Rolling Stones, Michael Jackson, Bob Dylan e Police.

C’è, in tutto quel po’ po’ di luci e megaschermi, forse qualcosa che la Nannini ha sempre lasciato in coda alla sua musica, ossia la grazia. Grazia nella voce, e va bene, s’è detto. Ma anche nello spettacolo in sé, che è più armonioso del solito. Diciamo che è un gran gala punk, un evento ruvido e caciarone ma vestito da sera. Sarà la maternità, che per forza le ha cambiato l’animo arrotondandolo. Oppure quella voglia sana e irresistibile di andare avanti, di crescere e di diventare ancora altro, magari anche sorprendendo chi non se l’aspettava. Ostinatamente e un po’ noiosamente controcorrente per decenni, srotolando pensieri per forza irruenti, ora la Nannini è diventata lei in persona la trasgressione, trasformandola, anche qui nella gestualità e nelle parole sul palco, sontuosa e irrinunciabile ordinarietà coreografica. Stavolta, dopo trent’anni sotto i riflettori, a cantare è proprio la sua vita, gli eccessi ma anche no, i pensieri d’amore che ora sono più liberi dalla carne e più onnivori, quasi dolci, meno strillati. E perciò la scaletta importa fino a un certo punto, certo è zeppa dei suoi soliti Bello e impossibile o Fotoromanza e di quell’Ogni tanto, sognante e sinuoso, che dal nuovo disco indica la strada.

«Ogni tanto» è il contrario di sempre, «ogni tanto» è la maturità riflessiva che quando arriva, arriva e non importa se sei molto o poco sopra gli anta.

Ed è così che la Nannini oggi è una rockeuse come non ce n’è neppure all’estero, e anche ieri sera si è insomma mostrata nuova, aprendo la tournée senza pacchianamente battezzare la neonata ma più semplicemente la sua nuova età dell’oro.

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