I consiglieri di An in Regione, Gianni Plinio e Alessio Saso, dichiarano guerra totale alla legge in materia di immigrazione appena approvata dal consiglio regionale. Da loro, fra laltro, parte subito un appello ai gruppi politici del centrodestra, alle associazioni, ai comitati e ai singoli cittadini per dare vita a un «Comitato unitario promotore del referendum abrogativo» delle norme varate dallamministrazione di De Ferrari. «Sono tantissime - sottolineano Plinio e Saso - le segnalazioni che ci pervengono da tutta la Liguria per indire una consultazione referendaria. Vogliamo cancellare, con voto popolare, una legge che, unica in Italia, privilegia gli immigrati anche clandestini mentre discrimina i cittadini liguri e italiani, a cominciare da quelli più bisognosi». Alcuni cittadini, aggiunge in particolare Plinio, insistono sul fatto di essere elettori del centrosinistra, ma anche di essere «indignati e offesi per questa scelta così folle e assurda» della giunta guidata da Claudio Burlando per iniziativa dellassessore Enrico Vesco. «Riteniamo quindi giusto e doveroso - dichiara Saso - impegnarci per la istituzione di un comitato che promuova unitariamente il referendum abrogativo della legge in virtù dellarticolo 8 dello statuto della Regione, che lo prevede a seguito della richiesta di almeno il 3,5 per cento degli iscritti alle liste elettorali delle ultime elezioni regionali. Se lassessore Vesco e i colleghi del centrosinistra - concludono Plinio e Saso - sono dei democratici veri e non già fasulli, dovrebbero sostenere con entusiasmo questa nostra richiesta di democrazia diretta in modo tale che siano tutti gli elettori liguri a decidere se sia giusto o meno che gli interessi di un clandestino debbano venire prima rispetto ai diritti di un cittadino italiano».
Nel frattempo, si fa sentire anche lassessore Vesco che replica alla «censura» espressa dallonorevole Maurizio Gasparri (An): «La legge sullimmigrazione definita da Gasparri irresponsabile è invece - si difende Vesco - una misura di civiltà che riconosce diritti fondamentali, come il diritto a essere curati, anche ai più deboli». Non basta: a giudizio dellassessore regionale «la legge vuole fornire un quadro di riferimento per future norme regionali e interviene su molte materie: recupero delle persone assoggettate a schiavitù e violenza, interventi di integrazione e mediazione culturale, formazione professionale, pari opportunità, lotta al lavoro nero».
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