da Roma
La «riflessione sulla moneta», avanzata da Roberto Maroni alla luce dei risultati referendari in Francia e Olanda, non trova sostenitori ma anzi raccoglie moltissimi commenti negativi. Anche da parte di esponenti di governo e di maggioranza. Tuttavia, la sola idea - prospettata in unintervista a Repubblica dal ministro del Welfare - provoca ansie a Bruxelles e persino brevi movimenti sui mercati valutari. Di prima mattina, alla lettura delle rassegne stampa da parte degli operatori, il dollaro è risalito a 1,2220 sulleuro; ma subito dopo si è assestato a 1,2273.
In breve, dopo aver citato la Gran Bretagna come esempio virtuoso di un Paese che mantiene il controllo sulla propria moneta, Maroni aveva suggerito lidea di un referendum popolare sulleuro: «Lipotesi di tornare alla lira non è del tutto peregrina». Frasi che provocano la reazione di Bruxelles e della Banca centrale europea, il cui presidente Jean-Claude Trichet parla di un ritorno alla lira come «ipotesi del tutto assurda. La moneta unica - aggiunge Trichet - è un progetto vincente, e le famiglie europee possono avere fiducia: il loro potere dacquisto sarà preservato». I portavoce del presidente della Commissione, Manuel Barroso, e del commissario agli Affari economici Almunia, giudicano «poco saggia» luscita del ministro leghista. «Bisogna mantenere la calma, leuro è per sempre», affermano. Assai duro il giudizio del capo economista della Bce, Otmar Issing: «Luscita dellItalia sarebbe un suicidio economico», il ministro italiano fa «demagogia».
Ma anche in Italia le parole dellesponente del Carroccio non trovano audience. Gianfranco Fini afferma che la «bizzarra» proposta di Maroni «è stata fatta a titolo personale e non a nome del governo: io personalmente non la condivido - aggiunge il ministro degli Esteri, al termine di un incontro con il collega spagnolo Miguel Angel Moratinos - né sicuramente la condivide il presidente del Consiglio Berlusconi». Uscire dallarea delleuro sarebbe «costosissimo e controproducente», dice ancora Fini. Con Moratinos, il nostro ministro degli Esteri ha discusso del vertice europeo di fine semestre che, per quanto riguarda il bilancio Ue e le prospettive dellEuropa, rischia di concludersi con un nulla di fatto. «Sarebbe politicamente grave - rileva Fini - se al prossimo Consiglio europeo si certificherà unulteriore divisione. Le ratifiche del trattato costituzionale devono andare avanti - aggiunge - ma per fare questo occorre una seria riflessione politica, per rispondere al malessere che serpeggia in Europa».
Lo stesso Moratinos, commentando la proposta Maroni, afferma che «chi parla di vecchie monete, e guarda indietro, non ha capito niente di quanto sta accadendo in questi giorni». E del resto, sarebbe davvero possibile tornare alle monete nazionali? «Ci sono opinioni in questo senso non solo in Italia, ma anche in Germania - commenta il presidente del Senato Marcello Pera - ma non è questo il punto. Il problema è decidere politiche di protezione sociale, di sviluppo e infrastrutturali. Tutte queste sono risposte che lEuropa non sta fornendo ai cittadini».
Il «no» della politica italiana alluscita del ministro del Welfare è corale. Da Marco Follini, che parla di «idea balzana», a Franco Frattini, dal ministro delle Risorse agricole Gianni Alemanno al viceministro del Commercio estero Adolfo Urso, la maggioranza boccia la sortita. Certo, ci sono problemi da affrontare, come quello del cambio con il dollaro che penalizza le nostre esportazioni, ma «la fuoriuscita dalleuro sarebbe per lItalia un disastro», afferma Alemanno. Mentre il vicepresidente del Senato Lamberto Dini parla di «provocazione inutile». Imprenditori e sindacalisti, riuniti al convegno dei giovani industriali, bocciano anchessi lidea di Maroni. Luigi Abete, presidente della Bnl, la definisce «la più grossa stupidaggine del secolo». Il segretario della Cgil Guglielmo Epifani parla di «sciocchezza». Più diplomatico, ma ugualmente critico, il vicepresidente della Confindustria Marco Tronchetti Provera. Mentre il presidente della Confcommercio Sergio Billè pensa che sia giusto stilare un bilancio dei primi anni di moneta unica europea «che, per la nostra economia, non sono stati favorevoli».
Pur di fronte a una valanga di commenti negativi, anche da parte degli alleati di maggioranza, il Carroccio non demorde. «Chi ha paura del referendum, ha paura della democrazia», sostiene Maroni ricordando che i cittadini non sono stati consultati al momento dellintroduzione della moneta europea, «ed è venuto ora il momento di farlo».
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