Cesare Battisti vedrà le Olimpiadi di Rio dal vivo. In Brasile, anche nel 2016. In Brasile forse per sempre. Qui, da noi, una cella vuota, pronta per lui da una vita, in attesa di un latitante scrittore diventato amico degli intellettuali da assassino. Rio, i Giochi, la politica che si mette d'accordo e ci passa dentro un criminale con alleanze importanti: il romanzo autobiografico di un combattente per il comunismo con quattro morti su una coscienza che forse neanche ha. La trama è bella, forse perché non l'ha scritta lui, ma i suoi amici potenti. Perché Lula s'è preso l'Olimpiade che sognava grazie a una serie di accordi con altri capi di Stato.
Non c'entra lo sport, ovvio: centrano gli affari, i soldi, le sinergie, come le chiamano quelli che ne capiscono. Cioè scambi e affari in cambio del voto segreto a Copenaghen. Che poi non era neanche segreto: la Francia appoggiava pubblicamente il Brasile. A Lula l'aveva garantito direttamente il presidente Nicolas Sarkozy qualche settimana fa, quando è volato a Brasilia per un incontro bilaterale pieno di cose. Soldi, soprattutto. Soldi per difendere il Brasile e per aiutare l'economia francese. Il 6 settembre scorso Sarkò è volato dall'altra parte dell'Oceano Atlantico per chiudere la vendita degli aerei da guerra francesi Rafale: tre-quattro miliardi di euro a Parigi, abbastanza per dire che fosse un affare quantomeno strategico. C'erano altri concorrenti in corsa: gli americani della Boeing e gli svedesi della Saabet. Vincerà Sarkò, che il 7 settembre era l'ospite d'onore di Lula per la festa nazionale brasiliana. Sorrisi e accordi, politica e geopolitica, business e alleanze. L'Olimpiade faceva parte del pacchetto. Perché altrimenti il presidente francese si sarebbe preso il disturbo di fare una dichiarazione ufficiale di appoggio proprio il 7 settembre? «Tutta la Francia sarà dietro la candidatura di Rio nel 2016, auspichiamo che il Brasile abbia i Giochi, perché sarebbe formidabile per il Brasile e per l'America latina avere quest'evento universale, e noi saremo totalmente al vostro fianco».
Con 4 miliardi di euro di commessa da incassare ci sta questo e altro. Ci sta anche, però, che Sarkò abbia chiesto un altro favore. Perché è vero che quattro miliardi per 36 aerei da guerra sono un bel pacchetto di denari, ma è vero pure che la vittoria della candidatura olimpica ottenuta anche grazie alla Francia, valga quantomeno il doppio per il Brasile. Allora Battisti. Eccolo. I giornali brasiliani lo accennarono durante i giorni degli incontri: «Si è parlato anche dell'ex terrorista italiano rimasto per tanti anni in Francia e poi scappato in Brasile». A parte l'«ex», torna tutto. Torna che Sarkozy si sia sempre schierato contro l'estradizione del Brasile verso l'Italia. Torna che da quell'incontro, a Brasilia la questione Battisti è diventata di nuovo molto complicata. Deciderà la corte suprema brasiliana: dieci giudici, cinque favorevoli, quattro contrari, dipende tutto dall'unico indeciso. Che però s'è dimesso. Bisognava sostituirlo e la sostituzione è arrivata: José Antonio Dias Toffoli, scelto da Lula dopo il 9 settembre. Sarkò era appena andato via e il processo Battisti fu sospeso. Un giudice da sostituire. E allora Toffoli, che indeciso non è: tutti sanno che è contro l'estradizione.
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