Dieci febbraio: Giornata del Ricordo. Ricordo del massacro di 30 innocenti, colpevoli solo di essere italiani, ricordo dell'esodo di 350.00 giuliano-dalmati cacciati dalle loro terre e sradicati dalle loro tradizioni, ricordo del tentativo di cancellare ogni traccia di italianità da parte di chi perseguiva coscientemente il terrore in nome dell'odio ideologico e politico dei comunisti di Tito.
Rievocare quegli eventi, oggi, non deve essere solo un atto di mera memoria storica, ma deve invece acquistare il significato di un doveroso atto di omaggio a quelle migliaia di Istriani, Fiumani e Dalmati che, dopo l'8 settembre prima e dopo la resa poi, sono stati assassinati o costretti a scegliere la via dell'esilio per sfuggire ad una carneficina vicina al genocidio.
Ma bisogna avere il coraggio di puntualizzare che le foibe non nascono dalla volontà di fare una semplice pulizia etnica -slavi contro italiani-, perché questo sarebbe fortemente riduttivo: le foibe nascono con una forte coloritura ideologica, in quanto partono dalla volontà di edificare uno Stato comunista jugoslavo.
Se l'accanimento è stato sicuramente contro la comunità italiana in quanto tale - ed è evidente, in quanto non vennero infoibati solo aderenti o simpatizzanti fascisti -, e se fra le vittime annoveriamo anche appartenenti all'etnia slava, perlopiù sloveni, che, in quanto «cetnici», partigiani bianchi o addirittura «ustascia», rifiutavano la leadership comunista nel processo di unificazione degli slavi del sud, bisogna ricordare che tra gli infoibati non si annoverano comunisti di alcun genere o di alcuna etnia.
La volontà di Tito di generare il terrore nella regione, ha saputo innescare la rivalsa etnica ed il risentimento per l'occupazione italiana durante la guerra sull'odio di classe e sulle finalità ideologiche di un comunismo che allora, prima di una rottura dovuta a mero pragmatismo politico, era ancora di stretta osservanza stalinista. Il risultato è stato quello di un'amplificazione dell'odio stesso e della scientificità della persecuzione e del massacro.
L'istituzione del Giorno del Ricordo, nel 2004, nella tragica data del 10 febbraio, è stata scelta in quanto il 10 febbraio 1947, con la firma del Trattato di Parigi, l'Italia - accanto alla perdita delle colonie, di Briga e Tenda ed alla restituzione del Dodecaneso, subiva la mutilazione dell'Istria, Fiume e Zara - assegnate alle Jugoslavia - e la divisione in due zone del territorio libero di Trieste. È stato un atto doveroso ma sicuramente tardivo, che non rende certamente giustizia a quanti, in questi decenni, sono stati volutamente dimenticati perché scomodi testimoni e vittime silenziose delle atrocità del comunismo.
Alleanza Nazionale, che da sempre, ad ogni livello, ha difeso e sostenuto l'italianità di quelle zone usurpate dagli slavo-comunisti, vede nella celebrazione del Giorno del Ricordo solo un primo passo perché quanto accaduto entri nella memoria storica e condivisa di tutti gli italiani: se ci si limiterà a vuote celebrazioni, l'argomento delle foibe resterà un oggetto misterioso per la maggioranza degli italiani.
Questo, forse, è quanto si auspica chi, per decenni, ha tentato con ogni mezzo di estirpare la memoria dell'esodo e dei massacri compiuti: noi, da parte nostra, è quanto con ogni mezzo tenteremo di evitare.
*Vice Presidente Provinciale di An
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