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Rifondazione caccia gli eretici per creare la «Sinistra unita»

Dopo Turigliatto, potrebbe essere «allontanato» anche Cannavò che alla Camera non ha votato la fiducia in vista dell’aggregazione con Pdci, Verdi e minoranza ds

da Roma

La caccia all’«ircocervo» dentro Rifondazione è cominciata. La metafora dell’animale mitologico, che Benedetto Croce usò per scomunicare gli «azionisti» dall’ekklesìa liberale, ben si adatta alla situazione attuale del partito guidato da Franco Giordano dove si annunciano provvedimenti severi nei confronti di coloro i quali non si professeranno «fedeli alla linea». Essere per metà capra di governo e per metà libero cervo movimentista non sarà più possibile.
Dopo Franco Turigliatto, allontanato per due anni dal Collegio di garanzia di Viale del Policlinico, potrebbe toccare la stessa sorte a Salvatore Cannavò, il deputato trotzkista che ieri alla Camera non ha partecipato al voto di fiducia al governo Prodi. Anche se ancora la procedura non è stata formalizzata, la direzione del Prc non intende usare il guanto di velluto. Ma cosa c’è dietro questa svolta rigorista? La risposta è semplice: si cerca di costruire un’area politica allargata anche ai Verdi, al Pdci e al correntone Ds.
Per quanto riguarda i Comunisti italiani, l’avvicinamento potrebbe essere meno problematico del previsto. A Oliviero Diliberto che chiedeva «più unità della sinistra», Franco Giordano ha fatto sapere attraverso le pagine di Liberazione che bisogna «sgomberare gli elementi competitivi tra le forze di sinistra». Certo, per il segretario di Rifondazione «le novità non si giocano nel rapporto tra stati maggiori», ma una prima pietra per la costituzione di un’alleanza è stata posta.
Più difficile, al momento, appare la costruzione dell’asse con la sinistra della Quercia. Negli ultimi mesi i contatti tra Mussi e i bertinottiani si sono infittiti e il senatore Cesare Salvi ha sempre mantenuto aperto il dialogo con i compagni più a sinistra. Ma c’è un però: se nei congressi di sezione la mozione Mussi non dovesse attestarsi su una percentuale prossima al 15%, un’eventuale scissione diventerebbe più difficile.
Intanto, Rifondazione continua a tessere la sua tela anche se senza l’esperto Bertinotti, inchiodato da Prodi alla presidenza della Camera, è più difficile articolare concretamente l’azione politica. Un segnale di cambiamento, però, l’ha lanciato il ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero. «Credo che ci sia un punto in cui debba scattare la disciplina - ha detto - ed è nel voto che i parlamentari danno in quanto rappresentanti del partito». Insomma, da Ferrero, sempre attento alle istanze «sociali», nessuna sponda ai trotzkisti. Proprio mentre Cannavò ha contestato la Rifondazione che «guarda più alla forma che alla sostanza», che «sbarra la porta ai movimenti».
Come si uscirà da quest’impasse? Date per scontate le maggioranze variabili sull’Afghanistan ci si esporrà ancora ai mal di pancia dei dissidenti sulle pensioni e sui Dico ai diktat dei teodem? «Mi chiedo se giovi alla maggioranza l’allontanamento di Turigliatto data la sua precarietà al Senato», si domanda il deputato Gianluigi Pegolo. «Io sono per le soluzioni politiche: perché i Dico non si arenino e perché la riforma delle pensioni non crei problemi sociali bisogna creare uno strumento forte che comprenda la sinistra radicale ed elementi della società civile, del sindacato», aggiunge.
Insomma, la sintesi proposta da Bertinotti si può trovare solo nel superamento del progetto della Sinistra europea, conclude Pegolo, e creando le condizioni perché l’ala massimalista non sia «marginalizzata» dai moderati.

La riproposizione del blocco del no all’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori è un modello al quale ci si potrebbe ispirare. Ma abbandonare falce e martello per costruire una forza o un’alleanza socialista non riparerebbe Rifondazione (così come Verdi e Pdci) da ulteriori scissioni. Dolorose come quelle del 1991 e del 1998.

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