da Genova
Dice che non sa se sia lo strumento migliore, urge riflessione. Ma se Bicamerale dovrà essere, allora che sia Gianfranco Fini a guidarla. Lui, Pier Ferdinando Casini, non ci pensa nemmeno a candidarsi. E boccia indirettamente lipotesi che il ruolo sia affidato a Piero Fassino: «Ho visto sui giornali che Fini è stato tirato in ballo. Gli lascio volentieri la palla. Io e lui abbiamo spesso idee diverse, ma gli riconosco lautorevolezza e il prestigio per presiedere in modo egregio uneventuale Bicamerale. Una personalità equilibrata come la sua mi garantirebbe pienamente».
Quel che conta è il risultato, e il risultato per il leader Udc, si sa, è una legge elettorale sul modello tedesco. Così fa appello a Fini, che superi le diffidenze: «Non è vero che il modello tedesco non consente la candidatura alla premiership». E poi: «Il problema non è questa legge elettorale, che è in continuazione con la precedente: entrambe hanno prodotto duplicazioni di partiti. Questa degenerazione può essere bloccata con uno sbarramento al 5 per cento, e non al 2 o al 3 come ha proposto qualcuno, perché qui non siamo al mercato e non si fanno sconti». Lui, certo, avrebbe preferito correggere le regole della corsa elettorale con un governo di responsabilità nazionale: «Questo abbiamo proposto al Quirinale, ma non cè stato il coraggio di affrontare di petto la politica italiana e adesso ci ritroviamo con un governo più debole di prima, che tirerà solo a campare».
Parla da Genova, Casini, dove ha deciso di andare, nonostante la calda giornata del Senato, per lanciare una campagna elettorale a tappeto nella città che, con Palermo, sarà test nazionale. Dobbiamo crescere, avverte i suoi, perché è sui consensi che si misura la tenuta del progetto centrista, e che si scansa il rischio di dover dire addio al sogno di sottrarre la leadership della Cdl a Berlusconi. «Abbiamo solo il problema di rafforzarci. I sondaggi ci danno al 6,9 per cento e abbiamo il progetto per le europee di arrivare al 10-15». Come? «Non dobbiamo succhiare le ruote altrui, non dobbiamo essere dei replicanti di Forza Italia, dobbiamo avere un nostro identikit».
Così Casini torna a sferzare spina-nel-fianco-Follini: «Ha fatto un grandissimo regalo a Prodi, ma anche a Berlusconi, perché gli ha consentito di dimostrare che chi cerca di costruire al centro poi scivola a sinistra». Invece, avverte, «noi dobbiamo mettere un dito in un ingranaggio che non funziona».
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