La riscossa sul Piave che unificò l’Italia

Il prossimo 4 novembre cadrà il 90º anniversario della fine del primo conflitto mondiale. La sera del 3 novembre del 1918 fu firmato l’armistizio di Villa Giusti tra l’Italia e l’Impero di Austria e Ungheria dopo oltre tre anni di guerra, consumati dai nostri soldati nelle trincee, dall’Isonzo alle vette alpine, che segnavano i nostri confini. L’indomani, il 4 novembre, fu diffuso il «Bollettino della Vittoria» e gli austriaci consegnarono le armi.
La Grande guerra vide l’ingresso dell’Italia un anno dopo lo scoppio delle ostilità, il 28 luglio del 1914, in seguito all’assassinio dell’arciduca Ferdinando (erede al trono di Austria e Ungheria) e della moglie a Sarajevo. Il nostro Paese restò neutrale nonostante facesse parte della Triplice Alleanza (con Austria Ungheria e Germania), ma nel 1915, sia per le pressioni esterne, e le promesse, della Triplice Intesa (Francia, Inghilterra e Russia), sia per le spinte interventiste interne, l’Italia dichiarò guerra alle potenze centrali. D’altronde, i rapporti con Vienna erano tutt’altro che buoni e la questione delle terre irredente (il Trentino, la Venezia Giulia, l’Istria e la Dalmazia in cui la popolazione a maggioranza italiana reclamava il ritorno alla madrepatria) ebbe un peso determinante sull’opinione pubblica. Oggi molti storici sostengono che per il nostro Paese fu una sorta di quarta guerra d’Indipendenza che portò a compimento l’unità d’Italia.

Fu di certo uno dei momenti più alti della storia nazionale, soprattutto dopo la sconfitta di Caporetto, nel 1917, quando l’esercito, grazie al coinvolgimento dell’intera nazione, fermò sul fiume Piave l’offensiva austro-tedesca, trasformatasi l’anno dopo in una disordinata ritirata.

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