Risparmio, Casini fa l’appello ma D’Alema mette il suo veto

Il leader Udc: riscriviamo insieme le regole Il presidente Ds: «No a soluzioni pasticciate»

Gian Maria De Francesco

da Roma

Il ddl risparmio deve essere approvato entro la fine del 2005 per restituire fiducia ai risparmiatori italiani e recuperare credibilità a livello internazionale superando le divisioni politiche tra maggioranza e opposizione. A lanciare l’appello, ieri, è stato il presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini. «Il Parlamento deve riscrivere le regole, lo deve fare subito, entro l’anno, senza incertezze e ambiguità, lo devono fare assieme maggioranza e opposizione nell’interesse della collettività e, se ci pensiamo bene, anche delle singole persone», ha detto Casini in tono perentorio. Dinanzi al disorientamento creato dagli scandali finanziari, ha ribadito, «è necessario che la politica si riappropri del suo potere decisionale». In buona sostanza, serve un accordo bipartisan.
Il primo a raccogliere l’invito è stato il leader dell’Unione e candidato premier, Romano Prodi. «Se la proposta è saggia, data l’urgenza e l’evidente situazione di emergenza che abbiamo, il nostro appoggio non può mancare», ha affermato. Con una sola precisazione: l’accordo si può raggiungere «su una proposta che concluda rapidamente i punti controversi». Ma ciò che più conta è la disponibilità a sbloccare l’impasse ormai rappresentata dalla permanenza del governatore Antonio Fazio al vertice della Banca d’Italia. Differente il punto di vista del presidente dei Ds, Massimo D’Alema. «Eravamo favorevoli ad approvare la riforma del risparmio oltre due anni fa - ha spiegato - e restiamo favorevoli. Si faccia al più presto e finalmente una legge, seppure con grave ritardo».
La posizione, virtualmente accomodante, è stata subito puntualizzata con alcuni distinguo non trascurabili, soprattutto sul tema Bankitalia. «No a soluzioni pasticciate e a una Banca d’Italia lottizzata», ha detto D’Alema. «Temo che sul Consiglio superiore si facciano soluzioni improvvisate che finiscono per incidere su Bankitalia». E per concludere un monito ben preciso: «Quanto più la maggioranza si avvicinerà alle nostre soluzioni tanto più la sosterremo. Il governo non metta la fiducia sul provvedimento perché questo impedirebbe qualsiasi convergenza». D’altronde, la procedura autorizzativa dell’Opa Unipol su Bnl passa proprio per Via Nazionale. L’attuale sospensione dell’iter da parte dei tecnici di Bankitalia è un macigno per la compagnia assicurativa che fa capo alle Coop e che, soprattutto nella scorsa estate, ha trovato proprio in D’Alema uno dei suoi principali sponsor, mentre una parte dei Ds manifestava (e tuttora manifesta) perplessità.
Anche altri due leader dell’opposizione, Mastella (Udeur) Intini (Rosa nel pugno), si sono detti disponibili a contribuire. Il clima, dunque, è favorevole per arrivare all’approvazione del provvedimento entro fine anno. Anche per questo motivo il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, tornato da Bruxelles, si è messo immediatamente al lavoro a Palazzo Grazioli per preparare il Consiglio dei ministri di martedì 20 dicembre sul maxiemendamento del governo al ddl risparmio e risolvere il caso Fazio. La procedura da seguire è quella anticipata venerdì scorso dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti: una nomina del governatore su proposta dell’esecutivo da parte del Parlamento a maggioranza qualificata. La durata del mandato sarà di cinque anni così come quella degli altri componenti del Direttorio (il direttore generale e i due vicedirettori generali). Allo studio anche una norma transitoria (concordata con la Bce) da inserire nella legge che limiti nella fase iniziale di applicazione la durata del mandato in modo da agevolare la sostituzione di Fazio.

Sempre martedì si riunirà il Consiglio superiore di Bankitalia: improbabile una richiesta di convocazione straordinaria per la revoca del governatore. E Fazio? Ieri è rimasto a Roma e si è recato a Palazzo Koch per circa due ore.

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