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Rom, lo scaricabarile del governo: "Tocca ai Comuni occuparsene"

I sindaci: "L’immigrazione è materia che spetta allo Stato". La scoperta di Prodi: "Quello dei rom è un problema"

Rom, lo scaricabarile 
del governo: "Tocca ai 
Comuni occuparsene"
Roma - I rom? «Un problema politico di una complicazione terribile», per cui è necessario «studiare tutti gli aspetti politici e tecnici» per trovare ogni soluzione possibile. Romano Prodi interviene così sul tragico incendio di Livorno dove hanno perso la vita quattro bambini nomadi. Partecipando ad un incontro con un’associazione onlus di Castiglione della Pescaia, località dove sta trascorrendo le sue vacanze estive, il premier ammette che sul fronte dei rom il nostro Paese «è meno preparato, perché si tratta di un fenomeno più recente». Secondo Prodi si è di fronte a una questione che va oltre i confini europei: «Non bisogna dimenticare le persecuzioni dei rom nella storia a causa della loro diversità», chiosa il leader di palazzo Chigi.

Il commento di Prodi sulla triste vicenda livornese si inserisce in una giornata di polemiche scottanti sul tema, innescate soprattutto dalle parole usate dal ministro della Solidarietà Paolo Ferrero. In un intervista con Repubblica, Ferrero afferma infatti che la tragedia di Livorno non è figlia del caso ma dei «ritardi accumulati dalle amministrazioni locali nello sviluppo di politiche concrete di integrazione», un obiettivo che non si ottiene spostando i campi nomadi dal centro delle città alle periferie. «Molte amministrazioni locali, anche davanti alla condizioni disumane dei campi - accusa Ferrero - voltano la testa dall’altra parte». Praticamente immediata la levata di scudi di molti sindaci, che si rifiutano di sedere sul banco degli imputati al quale li ha chiamati Ferrero. C’è anche qualche primo cittadino che ricorda al ministro che il titolo V della Costituzione consegna nelle mani dello Stato ogni responsabilità in materia di immigrazione. «Quello che dice Ferrero - afferma il sindaco livornese Alessandro Cosimi - non vale sicuramente per Livorno, perché mai abbiamo girato le spalle sulla questione della società condivisa. Ma questi problemi - aggiunge - non si possono risolvere a livello locale». A replicare a Ferrero anche il deputato di Fi e vicepresidente dell’Anci (Associazione dei comuni), Osvaldo Napoli: «La tragedia di Livorno non è figlia del caso ma neppure è imputabile, come fa in modo sbrigativo il ministro Ferrero, all’ignavia degli amministratori locali. Respingo al mittente le accuse».

E aggiunge: «Venga poi Ferrero a spiegare ai cittadini perché è bello e utile e giusto trovarsi i campi nomadi sotto casa».

Intanto per tutta la giornata il susseguirsi dei commenti, sulla vicenda dei quattro bimbi rom, è stato pressoché costante. Tra loro anche il ministro degli Interni, Giuliano Amato: «Siamo arrivati nel 21 secolo e, in qualche modo, finiamo per accettare che nel nostro Paese - purché siano lontani dagli occhi e, quindi, sia dal portafoglio, sia dal cuore - vivano persone in quelle condizioni inaccettabili». Mentre Marco Rizzo, coordinatore nazionale del Pdci, polemizza duramente con le parole del presidente del Consiglio. «Le riflessioni di Prodi non sono né di destra, né di sinistra, non dicono purtroppo nulla. Che il fenomeno fosse complesso, che avesse origini antiche e che sia esteso in tutta Europa lo sapevano tutti». In serata poi, anche Pier Ferdinando Casini, dice la sua: «Le autorità pubbliche debbono fare una autocritica: l'Italia è l'unico paese in Europa dove nelle grandi città sono tollerati i campi nomadi abusivi». Il leader dell'Udc, dai microfoni del Tg3, sottolinea che il nostro è «l'unico paese in Europa in cui i bambini sfruttati, spesso dai genitori rom, vengono mandati all'accattonaggio lungo le strade nell'indifferenza delle autorità pubbliche. La legalità va fatta rispettare».
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