A Roma il primo festival di letteratura ebraica

Perché si scrive? Primo Levi rispondeva che «non sempre uno scrittore è consapevole dei motivi che lo inducono a scrivere, non sempre è spinto da un motivo solo, non sempre gli stessi motivi stanno dietro all’inizio e alla fine della stessa opera». Di certo nella tradizione ebraica del Talmud, la cosiddetta «Torah orale», lo scrivere un libro è una delle tre cose che ogni uomo saggio dovrebbe compiere nella vita, assieme a fare un figlio e piantare un albero. Speciale è il rapporto del mondo ebraico con il libro, con la scrittura e, ovviamente, con la sacralità della lettura, essendo la Parola incarnazione stessa di Dio. Una relazione intima e sofferta, giunta fino all’oggi e non soltanto nell’ambito religioso, ben descritta da Erri De Luca quando scrive che «ci sono libri che si incontrano in tempi difficili. Si acquistano su una bancarella con il pretesto di riscattare dall’abbandono una vecchia edizione. Poi li si espone alle proprie intemperie e vengono fatti a pezzi dall’intensità con cui si leggono le righe, si sfogliano le pagine». Finora mancava in Italia una rassegna che presentasse e analizzasse nel suo insieme le opere di una tradizione letteraria, quella ebraica, tra le più significative e vitali del mondo. Ed è ancora vicina l’eco delle tristi polemiche che qualche mese fa hanno accompagnato la presenza di Israele alla Fiera del Libro di Torino. Roma tiene a battesimo la prima edizione di un’iniziativa che in qualche modo riscatta il segno di quel pregiudizio.
L’appuntamento è il 20 settembre con il primo Festival Internazionale della Letteratura Ebraica (Casa dell’Architettura di piazza Fanti 47): quattro giorni di incontri, dibattiti, cinema e poesia, cui partecipa il meglio dell’intelligenza letteraria ebraica. Novità ancora più interessante sarà costituita dall’attenzione verso i talenti emergenti: sia attraverso un concorso letterario riservato agli esordienti, sia attraverso gli incontri con vari giovani che già hanno guadagnato una certa notorietà, specie nel mondo anglosassone. Dall’intellettuale Sami Michael all’umorista Nathan Englander; dall’esegesi biblica di Haim Baharier e Stefano Levi Della Torre alla felice ironia di Sayed Kashua; dai racconti sulla Shoah di Lizzie Doron al surrealismo di Etgar Keret. Memoria, identità, scrittura, il rapporto con l’altro e con il sacro: i temi cardine del mondo ebraico verranno approfonditi negli incontri con firme prestigiose del giornalismo e della cultura italiana, quali Corrado Augias, Erri De Luca, Lia Levi, Elena Lowenthal, Susanna Nirenstein, Stas’ Grawronsky e Wlodek Goldkorn. In programma anche la proiezione, alla presenza del regista Etgar Keret, del film Meduse, premiato a Cannes nel 2007.
Occhi puntati anche sulla scuola con con incontri, dibattiti, proiezioni di film.

E infine, il concorso letterario intitolato «Con gli occhi del racconto»: tra i brevi scritti sul tema dell’ebraismo, una speciale giuria premierà il migliore con 1000 euro, mentre i 12 più interessanti saranno pubblicati dall’editrice La Giuntina. Info: 06.36005450.

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