Roma rivive attraverso i suoi trionfi

Il percorso si articola in due nuclei: uno sui cortei e l’altro sulla figura del vincitore

Come è stato illustrato in molti monumenti romani, il comandante che celebrava un trionfo in guerra sfilava lungo le vie della città, fino al tempio di Giove Capitolino, stando in piedi su una quadriga, mentre uno schiavo teneva sospesa una corona sul suo capo. Era preceduto da un corteo che comprendeva i suoi littori, il bottino di guerra e gli animali per il sacrificio finale. Durante la Repubblica il requisito per ottenere il trionfo era la vittoria su un nemico straniero con l’uccisione di almeno 5mila uomini. Celebri sono i trionfi di Scipione l’Africano, Lucio Emilio Paolo, Scipione Emiliano, Pompeo, Giulio Cesare e Ottaviano. In età imperiale i trionfi divennero ben presto monopolio della famiglia regnante. Non è un caso che gli archi di trionfo che si conservano a Roma siano dedicati a Tito, Settimio Severo e Costantino. La mostra Trionfi romani, che si tiene al Colosseo fino al 14 settembre, permette di accostarsi ai diversi modelli ideologici e figurativi che nel tempo hanno concorso a definire la fisionomia della cerimonia trionfale, mediante l’esposizione di un centinaio di opere tra sculture, rilievi, pitture, monete e bronzi.
La prima sezione, dedicata al trionfo vero e proprio, parte dalle rappresentazioni funerarie etrusche della processione del magistrato agli Inferi con un seguito di musici e littori, prosegue con il mondo ellenistico, con le immagini del trionfo di Dioniso sugli Indiani, come si vede nel sarcofago con scena di corteo, prestato dal museo di Francoforte sul Meno, per giungere a Roma dove le soluzioni iconografiche si diversificano fino ad arrivare alla fastosa processione trionfale, che era destinata a coinvolgere emotivamente gli spettatori. Tra le immagini più interessanti vi è quella del trionfo postumo di Traiano sui Parti, raffigurato in un’ara proveniente da Palestrina. Già celebre per le sue campagne contro i Daci, ricordate nella Colonna Traiana, egli ebbe un trionfo da morto che era allo stesso tempo una processione funeraria.
Segue la sezione riservata alle immagini dei Vincitori, tra cui, oltre ai volti dei trionfatori più noti, si nota il cosiddetto Generale di Tivoli, proveniente dal santuario di Ercole, quindi vengono i Vinti, con lo splendido gigantesco Dace in pavonazzetto dei Musei Capitolini, e il Barbaro inginocchiato prestato dal British Museum.

Faceva parte di un gruppo scultoreo che celebrava la vittoria di un imperatore, presumibilmente Marco Aurelio. L’esposizione prosegue con la riproduzione delle scene di battaglia, come nel rilievo con lotta tra Romani e Galli da Mantova, con le raffigurazioni delle armi dei nemici sottomessi.

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