Quel disastro ambientale che la Raggi finge di non vedere

A distanza di due mesi dal caso "Terra dei Fuochi" a Fonte Laurentina, il Comune di Roma non ha ancora preso provvedimenti. Così mamme e bambini stanno cercando di riaccendere il riflettori sul disastro ambientale della zona con un'iniziativa singolare

Quel disastro ambientale che la Raggi finge di non vedere

Chi lo ha scelto per andarci ad abitare lo ha fatto per avvicinarsi alla città, senza però rinunciare al contatto con la natura. Fonte Laurentina, quartiere residenziale costruito nei primi anni Duemila e immerso nel verde dell’Agro Romano, doveva essere un’oasi di pace. Invece malaffare e inciviltà lo hanno trasformato in un inferno di immondizia e roghi tossici. Tutto ha avuto inizio a settembre scorso. Un fumo acre e denso è fuoriuscito da alcuni terreni, scoperchiando un vaso di Pandora fatto di decine di discariche abusive. Diciassette per la precisione, dove negli anni sono state interrate tonnellate di rifiuti speciali. Una minaccia sommersa che per tanti anni è rimasta dormiente.

I roghi sono andati avanti per giorni, senza fermarsi neppure davanti alla pioggia. E allora sono arrivati i politici. Matteo Salvini è stato il primo ad ascoltare di persona i residenti arrabbiati. Poi è arrivata Virginia Raggi, a promettere che il Campidoglio non avrebbe lasciato nessuno indietro. Ma a distanza di due mesi i rifiuti sono ancora lì, accatastati su un terreno di proprietà del Comune di Roma. Mentre i privati, dopo essere stati pesantemente multati, hanno provveduto a rimuovere i cumuli di immondizia, l’amministrazione è rimasta inerte.

“La discarica principale, che dista neppure 200 metri da un complesso scolastico, frequentato da circa 800 ragazzi, si trova in un campo di proprietà del Comune di Roma e non è ancora stata bonificata”, denuncia Alessandra, una delle mamme che fanno parte del Coordinamento Bonifichiamo l’Agro Romano, che ha mappato i siti a rischio in un dossier inoltrato alla commissione Ambiente della Regione Lazio. Pagine su pagine che raccontano il dramma di questo fazzoletto di periferia che a distanza di quasi due mesi non trova pace. La proprietà in questione è stata sigillata con del nastro giallo dalla polizia municipale. Al di là della recinzione, che può essere scavalcata agevolmente, ci sono scarti di ogni genere.

Stracci, coperte, vecchi elettrodomestici, materiale edile, carcasse di computer, pneumatici e anche il famigerato Fluff. È la presenza di questa polvere, che si ottiene dalla frantumazione delle auto, ed è classificata come rifiuto tossico, a preoccupare di più il quartiere. A vederla si presenta come una sabbiolina grigia. Granelli piccolissimi, quasi invisibili, che si disperdono nell’aria alla prima folata di vento. “Il Comune non ha ancora fatto nulla, non ha neppure messo in sicurezza questa parte di terreno, i materiali tossici sono ancora esposti agli agenti atmosferici”, incalza Michele Ambrosone del Comitato Fonte Laurentina. È stato lui ad accompagnare il leader della Lega durante il sopralluogo del settembre scorso. E per essersi introdotto in quell’area si è pure beccato una denuncia.

Proprio per riaccendere i riflettori sul disastro ambientale che si sta consumando nella zona, le famiglie hanno messo in campo un’iniziativa singolare. In prossimità dei siti ancora in attesa di bonifica sono comparsi degli spaventapasseri. “Li hanno realizzati i bambini della zona, vestendoli con i loro indumenti – spiega Alessandra – si tratta di un monito per i delinquenti che hanno ridotto il nostro verde così e per l’amministrazione affinché prenda provvedimenti”. Sui fantocci ci sono dei messaggi: “Maleducati”, “Se lo rifate mi arrabbio” e ancora “Adesso chiamo la polizia”. “Li hanno scritti i nostri figli, che si rendono perfettamente conto di quello che sta accadendo all’ambiente”, conclude la mamma.

La preoccupazione è il sentimento che accomuna tutti i genitori.

“L’aria che si respira quasi quotidianamente nel quartiere è davvero molto fastidiosa e i miasmi sono molto forti – racconta – un bambino se ne accorge se c’è puzza di plastica bruciata”. La speranza, adesso, è che gli spaventapasseri realizzati dai bimbi riescano a dare una scossa alla burocrazia capitolina.

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