Il rumoroso silenzio della metropoli

«Riattaccato il telefono, mi sono messa a fissare il piano della mia scrivania. Una grande lastra di vetro sotto la quale era infilato un calendario con l’immagine di un’enorme portaerei. Ho cercato di tornare alla realtà mettendo a fuoco il fondo azzurro del mare sotto al vetro. Il mio volto incorniciato dai capelli corti vi si rifletteva». Precisa, involontaria metafora per la condizione dello scrittore nella Cina di oggi: qualcuno che fissa la Patria - un’enorme portaerei carica di denaro - cercandovi al di sotto l’azzurro della poesia e i lineamenti del proprio volto. La ritroviamo nel racconto della giovane scrittrice di Shanghai Ding Liying L’appuntamento, contenuto in Made in China (Mondadori, pagg.300, euro 8,80), antologia di scrittori emergenti della Repubblica popolare cinese, di Taiwan e di Hong Kong. Sono pagine che ci parlano di una realtà simile alla nostra - l’anonimato metropolitano, lo stordito voyeurismo di chi passa ore su Internet rinchiuso nella propria tana in alveari di cemento, la timidezza e l’ostentazione nei rapporti tra i due sessi - ma usando uno stile quasi rassegnato, affranto.

Ci vuol poco a capire che anche nei casi in cui la pagina si fa pirotecnica, è lo sconfinato senso asiatico della solitudine intima a dominare. Da leggere, i racconti di Wang Anyi, Zhang Xiguo, Zhu Tianwen, Oiu Huadong, Zhu Wen. E quello dell’autore dell’indimenticato Vivere! e del recente Brothers, appena uscito per Feltrinelli: Yu Hua.

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