Sì a più ferie ma scaglionate in tutto l’anno

È possibile sperare di mettere organizzazione in uno Stato dalla storia caotica come l’Italia? Le possibilità sono piuttosto poche, pertanto è probabile che anche un argomento degno di interesse, quale potrebbe essere una razionalizzazione del calendario della scuola, finisca ad essere niente di più che un anticipo delle chiacchierate da ombrellone.
L’idea di far partire l’anno scolastico il primo di ottobre, come ai vecchi tempi, è infatti stata presentata in modo un po’ frettoloso, con il risultato di attirarsi subito delle facili critiche quali l’esigenza di almeno duecento giorni di studio come previsto dagli standard europei e le difficoltà di organizzazione delle famiglie. Se però vogliamo considerare l’effetto economico dei comportamenti sociali non possiamo negare che, se invece di uno Stato fosse un’azienda, l’Italia moderna sarebbe vista come drammaticamente superata: una specie di fabbrica a vapore con cartellino da timbrare, in un periodo dove le parole d’ordine sono tutt’altre e si ritrovano nella flessibilità, nel telelavoro e nella reperibilità telematica. Si pensi a come è organizzato l’anno, scandito da più calendari sovrapposti e spesso conflittuali. L’anno del bilancio aziendale è quello solare, con budget larghi per i primi mesi e stretta finale da settembre. L’anno fiscale costringe a passare tempo su conti, moduli e dichiarazioni soprattutto da marzo a giugno, guarda caso proprio nei periodi in cui c’è il massimo sforzo per fare fatturato. Il clima detta le sue regole in modo opposto al nord e al sud così come l’altimetria con l’alta stagione da gennaio in montagna e da luglio al mare. Le tradizioni impongono la fatica organizzativa del Natale e il vero fine anno ad agosto. I calendari sportivi e delle fiere dicono anch’essi la loro. Su tutto ciò poi, come ultimo strato, la scuola detta i tempi delle famiglie, provocando il fastidioso effetto del «tutto esaurito» nelle località di villeggiatura in brevi periodi dell’anno e il vuoto assoluto in altri.
Se, come si diceva, fossimo un’azienda, un responsabile del personale constaterebbe che si perde un sacco di tempo ad accendere e spegnere i macchinari perché le pause sono collettive invece di fare dei semplici turni, con il fastidio addizionale che tutti devono andare al bagno contemporaneamente. La proposta di posticipare l’inizio delle scuole per poter sfruttare meglio la parte turistica di settembre non è quindi del tutto sbagliata, ma per funzionare dovrebbe essere inserita in uno sforzo complessivo di de-sincronizzazione dei tempi degli spostamenti collettivi, magari aiutati dalla nostra base regionale. In Svizzera, ad esempio, ogni cantone ha una settimana bianca diversa, evitando così l’assalto agli alberghi di montagna che invece caratterizza il nostro agosto. Invece di presentare la proposta scolastica come rigida, si potrebbe stabilire che le date di inizio anno vadano scaglionate in modo più sensibile rispetto a quanto non accada ora, con diversi giorni di vacanza all’interno dell’anno in modo da disincentivare l’effetto «gregge» ed allungare la stagione turistica, stando più comodi ed abbassando i prezzi.

Se poi, partendo dalla scuola, si volesse prendere il coraggio a due mani e decidere di far chiudere alle società i bilanci a giugno, in modo da far fare vacanza a luglio per fare i conti con tutta calma ad agosto non sarebbe male. Ormai l’aria condizionata ce l’hanno tutti: le città sarebbero più piene e le saracinesche potrebbero abbassarsi a turno con vantaggi per tutti.
posta@claudioborghi.com

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica