«Le migliori aziende italiane e straniere, tutti gli spazi occupati, grande promozione all'estero per avere il meglio degli addetti ai lavori di tutto il mondo. Direi che quest'anno siamo più belli a dispetto della crisi. Il Salone è il momento dell'esame di un lavoro fatto in un anno». Claudio Luti, presidente di Cosmit e numero uno di Kartell, non ha dubbi: «Ci presentiamo al meglio: prodotti nuovi, innovazione, massimo sforzo dei designer».
Al suo primo Salone da presidente di Cosmit, Claudio Luti è convinto che la kermesse di Fiera Milano-Rho sia lo strumento migliore per cercare nuove opportunità in un mercato sempre più vasto: «Le aziende - aggiunge - hanno capito che devono aumentare la quota export, consolidare la clientela acquista e cercare nuove opportunità. Il Salone non basta, è solo il primo passo. Ogni azienda deve organizzarsi, programmare la distribuzione che controlli il territorio con i partner giusti».
Questo il problema. Perché, continua Luti, «per troppi anni noi italiani abbiamo pensato soltanto a fare prodotti interessandoci poco della distribuzione. Al contrario di altri europei, che invece sono molto bravi nel marketing, nel fare sistema e, quindi, nel controllo dei vari territori. Noi facciamo poco sistema, non siamo organizzati per andare in giro insieme. Non bastano gli aiuti dell'Ice, delle ambasciate, delle Camere di commercio. C'è un'enorme dispersione di promozioni. Ripeto, il Salone del mobile è il primo strumento. Insieme con Federlegno tentiamo di limitare queste anomalie offrendo servizi mirati: export, dogane, problemi del credito, anche della contraffazione, per aiutare le piccole-medie aziende a esportare di più. La cosa bella è il grande riconoscimento della nostra forza in questo settore. Partiamo sempre da una posizione di leadership. Ed è un gran vantaggio. Certamente non so per quanto tempo ancora... Dobbiamo sbrigarci per cercare di portare a casa i numeri che meriteremmo. Talvolta vediamo che ci sono Paesi che riescono a esportare più di noi facendo meno prodotto. Generando un po' di nervosismo. Il nostro obiettivo non cambia ed è un passaggio obbligato: dobbiamo assolutamente aumentare la quota export».
Il proverbiale ottimismo di Luti, tuttavia, si ferma davanti alla drammatica situazione del mercato interno, anzi, aggiunge, «non solo quello interno. Dobbiamo considerare tutto il mercato del Sud Europa (Portogallo, Spagna, Grecia), tutte nazioni che ci davano risultati eccellenti. Non è solo un problema di consumi, penso al problema di liquidità, cioè farsi pagare. I nostri distributori fanno fatica a tenere uno stock, soffrono la gestione dei pagamenti».
Sull'altra faccia della medaglia ci sono i mercati consolidati del Nord Europa: «Francia, Germania, Benelux. Ma anche stati Uniti e Giappone - continua - Sono buoni mercati da lunga data. Tutti gli altri dipendono dall'approccio che è stato dato negli ultimi anni. Parliamo di Russia e di Est europeo, delle Americhe, dell'Asia».
Un pensiero dedicato al governo che non c'è. E che quando c'era non ha mosso un dito per il settore in crisi. «Serve ossigeno per le aziende - conclude Luti - cioè la liquidità. Poi quella detassazione del 55% sull'arredo, come per le ristrutturazioni immobiliari, che Federlegno continua a chiedere con forza, ma inutilmente».
Infine un telegramma di Roberto Snaidero, presidente di FederlegnoArredo: «Non abbiamo mai smesso di credere in quello che facciamo, nella nostra missione. Perché - dice - siamo un grande Paese. Un Paese di grandi imprenditori», sottolinea per smarcarsi da possibili equivoci... E aggiunge: «Resistere è la parola d'ordine, costi quel che costi. Nonostante la crisi e l'oppressione fiscale che strangola le aziende, il nostro settore continua a investire molto più di altri.
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