L'«Osservatorio» boccia il nuovo disegno di legge Non risolve il problema

L'avvocato Lauri: «Se non si cancella l'istituto dell'autoassicurazione non ci sarà via d'uscita»

Antonio RisoloLa XII Commissione Affari Sociali della Camera ha licenziato il disegno di legge sulla responsabilità professionale degli operatori sanitari. Si tratta del primo vero tentativo di dare una normativa a un settore del diritto che da anni è regolato quasi esclusivamente da norme superate e dalle sentenze dei tribunali e della Cassazione. Ora la parola passa all'assemblea di Montecitorio.Tuttavia, secondo l'Osservatorio Sanità (l'associazione che tutela i cittadini e i medici ingiustamente accusati), il testo del nuovo ddl non cancella dubbi e perplessità. In particolare l'articolo 8 che attualmente, prevede l'«autoassicurazione» delle strutture sanitarie, in alternativa all'assicurazione tradizionale. Si tratta di un istituto «inesistente» che non fornisce al cittadino alcuna tutela. Infatti, salvo limitatissimi casi legati a Regioni virtuose, la legittimazione di una simile prassi, introdotta qualche anno fa, continuerà ad avere effetti devastanti a danno dei cittadini, poiché consentire a una struttura sanitaria in disavanzo finanziario (Lazio in testa) di risarcire il cittadino con fondi autonomi, in sostanza significa legittimarne l'insolvenza. «Se il ddl venisse approvato definitivamente così com'è - dice l'avvocato Francesco Lauri, presidente di Osservatorio Sanità - avremmo una legge la cui efficacia si ridurrebbe del 50%. L'autoassicurazione va eliminata immediatamente».E gli effetti di questa norma «fantasiosa» li vediamo tutti i giorni nei tribunali: «L'autoassicurazione - aggiunge Lauri - rappresenta per i cittadini una vera beffa oltre al danno ricevuto. Quasi sempre, infatti, molti degli ospedali non hanno fondi. Dal Lazio in giù sono tantissime le strutture sanitarie in disavanzo economico e in regime di autoassicurazione: un mix mortale per i cittadini perché non saranno mai risarciti».Che fare? Le sentenze, immediatamente esecutive, non hanno alcun valore di fronte a un'azienda pubblica insolvente. È risaputo, infatti, che l'azienda pubblica, per definizione, non può fallire. E allora l'Osservatorio Sanità prende in considerazione la seguente possibilità: «Nel caso in cui l'autoassicurazione o l'autotutela rimanga nel dettato del nuovo ddl - continua Lauri - occorre prevedere (in caso di struttura condannata e insolvente, ndr) la possibilità di ottenere un giudizio di ottemperanza, strumento che rappresenta l'unico, vero spauracchio per gli ospedali che non pagano. Attenzione però: questa strada è percorribile solo a sentenza passata in giudicato, e con i tempi della giustizia italiana significa far passare circa dieci anni dall'inizio della causa. In molti desistono, anche per stanchezza. Anticipare il giudizio di ottemperanza alla sentenza di primo grado darebbe maggiori garanzie al cittadino danneggiato».In definitiva,lo sbocco è rappresentato dalla «garanzia garantita». Vale a dire il ricorso a una compagnia assicuratrice solvibile e solida: «Ma allo stato attuale - conclude l'avvocato Lauri - le grandi compagnie sono fuggite dal mercato, scoraggiate dai nostri risarcimenti fuori dagli standard europei, soprattutto per i danni morali o da morte del congiunto.

Se non abbassiamo gli standard di risarcimento e non riduciamo i termini di prescrizione di almeno cinque anni, il rischio è quello di veder proliferare compagnie assicuratrici fasulle che non danno alcuna garanzia al cittadino».

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